Presidente Maria Mongardi La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistematica. Autori: Daniela Mosci°, Giovanni Walter Marmo°, Mita Parenti*, Milena Sorrentino°, Maria Mongardi° ° Comitato Scientifico ANIPIO , * Infermiere collaboratore delle attività di ANIPIO (Nota bene: documento in corso di pubblicazione, può essere utilizzato previa citazione degli autori) Gennaio 2015 La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 1 Introduzione Razionale Le superfici ospedaliere inanimate possono essere una importante fonte di trasmissione di patogeni, inclusi lo Stafilococcus Aureus Meticillino Resistente (MRSA), Acinetobacter baumanii, Serratia marcescens, Clostridium difficile e Norovirus. I microrganismi multiresistenti possono sopravvivere per periodi prolungati sulle superfici delle attrezzature medicali, come anche sulle unità di vita dei pazienti. Questi patogeni possono essere trasmessi da un paziente all’altro attraverso il contatto con superfici inanimate nonché attraverso le mani degli operatori sanitari (Falagas et al., 2011). La sopravvivenza nell’ambiente di questi microrganismi è prolungata. L’Acinetobacter spp. può sopravvivere da 3 giorni a 5 mesi, le spore di Clostridium Difficile 5 mesi, l’Enterococcus spp (inclusi i ceppi resistenti alla vancomicina, VRE) da 5 giorni a 4 mesi, la Klebsiella spp da 2 ore a 30 mesi e l’MRSA da 7 giorni a 7 mesi (Kramer et al, 2006). Questi microrganismi vitali rappresentano reservoir ambientali e, se presenti in numero sufficiente, possono rappresentare un pericolo per la diffusione delle infezioni (Curti, 2013). Fra i patogeni elencati il Clostridium difficile (CD) sta progressivamente acquisendo maggiore importanza, essendo divenuto il principale competitore dell’MRSA nel determinare le infezioni correlate all’assistenza (ICA). In termini d’incidenza negli Stati Uniti, le infezioni da Clostridium difficile (ICD) dal 2001 (da circa 148.900) al 2005 sono duplicate (a circa 301.200) e l’incidenza è aumentata da 4,5 per 1000 pazienti adulti dimessi a 8,2 per 1000 dimissioni nel 2010 (Reveles et al., 2010). Gli stessi trend sono riscontrabili anche in Canada e in Europa (Dubberke et al., 2014). Tra tutti i microrganismi citati, a differenza di MRSA e VRE il CD è sporigeno; la presenza di spore batteriche è spesso all’origine della sua trasmissione, che si può verificare anche a distanza di mesi. Tutti questi fattori rappresentano una sfida unica sia in termini d’igiene delle mani sia, soprattutto, intermini d’igiene ambientale (Dubberke et al., 2014; SIMPIOS, 2011). Circa il 50% delle ICD sono di origine comunitaria mentre il 25% delle ICD si verificano nelle strutture sociosanitarie ed il restante nei contesti ospedalieri. Il maggiore numero di ICD comunitarie può rappresentare, in caso di ospedalizzazione, un maggiore rischio anche per i pazienti già ospedalizzati per il rischio di acquisizione in corso della degenza. Le ICD sono correlate ad un aumento della durata della degenza media con un conseguente aumento di morbilità, mortalità e costi sia nella popolazione adulta che pediatrica. Si stima che annualmente negli Stati Uniti vi siano circa 20000 decessi correlata CD (Dubberke et al., 2014). A partire dal 1950 si è sviluppato in ambito sanitario un crescente interesse a garantire efficaci interventi di sanitizzazione ambientale, intesa come l’insieme dei processi atti a rendere l’ambiente igienicamente idoneo alle persone che deve ospitare (Curti, 2013). Eseguire la pulizia terminale può ridurre il rischio che pazienti ospitati successivamente negli stessi ambienti possano acquisire patogeni derivanti da superfici precedentemente contaminate (Donskey, 2013). In riferimento all’igiene ambientale non sono presenti in letteratura evidenze di alto livello rispetto alle metodiche di sanitizzazione da adottare. Nonostante ciò, attualmente le principali linee guida internazionali che hanno trattato l’argomento raccomandano di utilizzare, per l’igiene ambientale delle stanze dove hanno soggiornato pazienti con CD, agenti sporicidi attivi sul CD preferibilmente con derivati del cloro con una concentrazione non inferiore ai 1000 ppm di cloro disponibile (SIMPIOS, 2011). La disinfezione per contatto rappresenta uno dei principali metodi per la sanitizzazione attualmente in uso. Il processo prevede una iniziale detersione per eliminare la sporcizia (pulizia “visiva”) ed il successivo uso di disinfettanti per garantire la riduzione di microrganismi (pulizia “microbiologica”). Le Linee guida CDC (2008) sulla pulizia degli ambienti sanitari precisano che si possono utilizzare prodotti combinati detergente/disinfettante; lo stesso documento La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 2 raccomanda però l’uso di un disinfettante per uso ambientale quando si sospetta una contaminazione delle superfici con materiale organico o la presenza di microrganismi multifarmacoresistenti. È stato ampiamente documentato che le procedure di sanitizzazione manuale per contatto non raggiungono sempre i risultati attesi. Con l’evoluzione tecnologica in sanità è aumentato il numero nonché la complessità delle superfici ambientali da detergere/disinfettare. Negli ambienti di cura sono presenti strumentazioni (es. monitor, apparecchiature elettromedicali) che non è possibile o agevole sottoporre ad un accurato/completo intervento di sanitizzazione. Questo riguarda tutti gli ambienti di cura ed in particolare quelli critici quali le terapie intensive o le sale operatorie nei quali la detersione/disinfezione deve essere eseguita anche più volte in un giorno. Oltre ciò occorre considerare due ulteriori fattori che possono minare l’efficacia dell’intervento: in primo luogo oggigiorno la sanitizzazione ambientale è quasi totalmente esternalizzata, il che non garantisce sempre l’applicazione del gold standard nel processo di sanitizzazione ed in secondo luogo il processo è fortemente operatore dipendente. Un approccio strutturato al problema che comprenda interventi educativi, procedurali, amministrativi e di verifica del risultato, oppure l’integrazione della sanitizzazione per contatto con altri interventi resi disponibili dalle nuove tecnologie potrebbe migliorare l’efficacia e l’efficienza di questo delicato intervento di prevenzione delle ICA (Curti, 2013). Intorno al 1960 sono stati sviluppati sistemi che nebulizzavano o aerosolizzavano disinfettanti, da utilizzare come procedura aggiuntiva alla sanitizzazione ambientale. I prodotti utilizzati erano aldeide formica, derivati fenolici, sali di ammonio quaternario, iodofori e altri disinfettanti. Nel 1972 i CDC definirono queste metodiche, anche terminali, negli ambienti ospedalieri, prive di efficacia, poiché gli studi effettuati evidenziavano la scarsa riduzione della carica microbica, in presenza di potenziali effetti avversi per gli operatori sanitari e altri soggetti esposti (Curti, 2013). A partire dai primi anni 2000 sono state introdotte nuove tecnologie, che riprendevano il principio di vaporizzazione/aerosolizzazione di prodotti disinfettanti. I risultati sull’efficacia dell’utilizzo di queste nuove tecnologie hanno portato i CDC e HICPAC a precisare nell’ Environmental Fogging Clarification Statement, che le raccomandazioni precedentemente espresse sulla sanitizzazione per via aerea non si applicano alle nuove tecnologie. Sempre nel 2011, in Francia, l’Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé (AFSSAPS) ha emesso uno specifico statement sul tema, pubblicando una “Raccomandazione” sui criteri di scelta delle procedure di disinfezione delle superfici per via aerea nei luoghi di cura (Curti, 2013). Fra le tecnologie attualmente in studio, è di particolare interesse l’utilizzo di perossido d’idrogeno nebulizzato da apparecchiature specifiche (Falagas et al., 2011), come anche l’utilizzo di composti dell’argento, soprattutto in seguito al recente avvento delle nanotecnologie, che ha permesso di produrre agenti disinfettanti composti (Tolaymat et al., 2010). È necessario sottolineare che nessuno di questi prodotti è stato finora adeguatamente studiato in termini di efficacia. Alcuni presidi di sanitizzazione automatica si sono mostrati efficaci nel ridurre la contaminazione delle stanze in ospedale. Tali tecnologie utilizzano il vapore di perossido di idrogeno come anche presidi produttori di aerosol. È da specificare che finora soltanto la tecnologia che utilizza il vapore di perossido d’idrogeno è stata testata in termini di riduzione potenziale di acquisizione di microrganismi patogeni e conseguente infezione (Donskey, 2013). Nel 2011 Falagas et al. hanno realizzato una revisione sistematica che ha valutato l’efficacia della nebulizzazione di perossido di idrogeno nell’ambito della sanitizzazione terminale rispetto alla sopravvivenza di diversi micorganismi La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 3 responsabili delle infezioni correlate all’assistenza, fra cui Clostridium difficile. In quella revisione sono stati complessivamente raccolti 3 studi che hanno valutato l’efficacia della tecnologia, fornendo i dati rispetto la contaminazione ambientale residua e alla sopravvivenza del Clostridium difficile (Shapey et al., 2008, Barbut et al., 2009, Boyce et al., 2008). La presente revisione si pone nel contesto dei metodi innovativi di sanitizzazione terminale degli ambienti di cura sia ospedalieri che di lungodegenza, contaminati o potenzialmente contaminati da germi resistenti ai comuni metodi di disinfezione; fra questi germi la revisione prende in considerazione nello specifico il Clostridium difficile, data la sua diffusione in tutti gli ambienti di cura e dato il suo alto potenziale di contagiosità all’interno delle strutture assistenziali, nonché di danno organico per i pazienti contagiati. Obiettivi L’obiettivo del presente lavoro è valutare l’efficacia della disinfezione terminale con le tecnologie no touch con perossido di Idrogeno, in riferimento alla contaminazione ambientale residua determinata da Clostidium difficile ed alla incidenza di Infezioni da Clostridium difficile, aggiornando la revisione sistematica di Falagas et al. (2011). Metodi Selezione degli studi Sono stati considerati gli studi realizzati in setting clinici, che hanno previsto l’utilizzo di tecniche di disinfezione terminale no touch con perossido di idrogeno, confrontandolo con l’utilizzo di disinfettanti a base di cloro e che ne hanno verificato l’efficacia mediante la conta delle colonie residue di CD o della successiva incidenza di ICD. Sono stati considerati gli studi sperimentali, randomizzati e controllati o pre-post. Sono stati esclusi gli studi osservazionali e quelli condotti in laboratorio. Database consultati e strategie di ricerca La ricerca della letteratura è stata condotta sulle principali banche dati (PubMed, CINAHL, Cochrane – Register of Controlled Trial) limitando la ricerca dal 1 gennaio 2010 al 27 dicembre 2014 dato che la più recente revisione sistematica sull’argomento (Falagas et al., 2011) aveva terminato la ricerca della letteratura a fine dicembre 2009. I termini di ricerca utilizzati sono stati: “perossido di idrogeno”, “disinfezione”, “Clostridium difficile”. Gli studi sono quindi stati selezionati per pertinenza rispetto ai criteri di inclusione e per la completezza dei dati riportati. Questi sono stati integrati con gli studi che avevano valutato l’efficacia della disinfezione terminale con perossido di Idrogeno, versus disinfezione con cloro, rispetto ai livelli di contaminazione ambientale residua, riportati nell’ambito della revisione sistematica di Falagas et al. (2011). I dati provenienti dagli studi considerati sono stati riportati in una tavola sinottica, da due ricercatori che hanno lavorato in modo indipendente. Nella tavola sinottica cui sono stati indicati il setting di effettuazione dello studio, il metodo di disinfezione con perossido di idrogeno, il metodo di disinfezione comparatore, il metodo per la raccolta delle colture ambientali, i risultati in termini di siti contaminati, CFU di Clostridium difficile rilevati. La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 4 È stato valutato il rischio di bias degli studi randomizzati e controllati, con particolare riferimento alla modalità di generazione della lista di randomizzazione e di nascondimento della stessa ed alla cecità degli outcome assessor per la valutazione del rischio di detection (Higgins & Green, 2011). I risultati degli studi selezionati sono stati riassunti in forma narrativa, in quanto i disegni, i sistemi di disinfezione, i metodi e le misure di outcome adottate nei diversi studi sono di fatto troppo diversi per essere aggregati in elaborazioni meta analitiche. La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 5 Tabella 1: Tavola sinottica studi analizzati Studio Shapey et al Localizzazione del campionamento in ospedale 8 stanze di isolamento e 2 locali di servizio di tre reparti geriatrici Siti di campionamento ambientale Tavolino al letto del paziente, poltrona, materasso, struttura del letto, bidone della spazzatura, pavimento, comoda o wc, supporto per carta igienica, tv e piano TV, campanello, davanzale, termosifone, tenda, comodino, lampada, maniglia della porta, rubinetto, bastone della tenda, battiscopa, altre superfici Metodi di campionamento Strisciatura delle piastre sul mobilio morbido e tamponamento per le superfici non porose. Protocollo di coltura Semina diretta e utilizzo di agar Braziers CCEY agar (mezzo selettivo per il C. difficile). Metodo di decontaminazione di controllo Metodo di decontaminazione per nebulizzazione Pulizia manuale sia con detergente, o se il precedente occupante era un noto positivo per C. difficile con detergente seguito da ipoclorito 1% (pulizia terminale) Pulizia convenzionale o terminale seguita da decontaminazione con perossido di idrogeno vapore Sistema Glosair™ (ex SterinisR) Numero dei siti in cui è stata rilevata la presenza di batteri prima di qualsiasi decontaminazione n/N (%) Punti in cui è stata rilevata la presenza di batteri dopo la decontaminazione di controllo n/N (%) Punti in cui è stata rilevata la presenza di batteri dopo la decontaminazione sperimentale n/N (%) NR 48/203 (23,6%) 6,2 era la media delle CFU di CD per 10 campioni prelevati 7/203 (3,4%) e 0,4 era la media delle CFU di CD per 10 campioni prelevati La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 6 Studio Localizzazione del campionamento in ospedale Siti di campionamento ambientale Metodi di campionamento Protocollo di coltura Metodo di decontaminazione di controllo Metodo di decontaminazione per nebulizzazione Numero dei siti in cui è stata rilevata la presenza di batteri prima di qualsiasi decontaminazione n/N (%) Punti in cui è stata rilevata la presenza di batteri dopo la decontaminazione di controllo n/N (%) Punti in cui è stata rilevata la presenza di batteri dopo la decontaminazione sperimentale n/N (%) La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 7 Boyce et al Stanze, bagni e aree aperte dei reparti nei cinque reparti di un ospedale a 500 posti letto con la più alta incidenza di infezioni associate a Clostridium difficile. Sponde, comandi del letto, campanello, pompa infusionale, poltrona, armadio, testiera del letto, maniglie delle porte, lavandino, corrimano, doccia, wc, telefoni, tastiera del PC, banco di lavoro, tabelloni. Spugne di cellulosa inumidite NR La pulizia era fatta manualmente utilizzando sia detergente oppure detergente seguito da disinfettande a base di ipoclorito a 1000 ppm (pulizia terminale) se il paziente dimesso era positivo per C. difficile Pulizia convenzionale o terminale in aggiunta alla pulizia convenzionale seguita dalla decontaminazion e con perossido di idrogeno vapore (HPV Bioquelle) 11/43 (25.6%) NR 0/37 (0%) Barbu t et al. 31 stanze di due ospedali francesi precedentement e ocuupate da pazienti con infezioni sostenute da C. difficile Asse del wc, lavandino del bagno, pavimento del bagno, tavolino al letto del paziente, tavolo servitore, telefono, maniglia della porta, bracciolo della sedia, pavimento della stanza, davanzale della finestra, telecomando del letto, sponde. Tamponi inumiditi Semina diretta su piastra e semina su piastra dopo arricchiment o in brodo di cultura La pulizia terminare fu effettuata seguendo i protocolli stabiliti eseguiti da personale addestrato che ha utilizzato sodio ipoclorito allo 0,5%. Tutte le stanze sono state pulite in modo convenzionale prima dell’utilizzo del disinfettante utilizzando un La pulizia convenzionale seguita dalla pulizia terminale o con decontaminazion e con perossido di idrogeno aeresolizzato (SterinisRSterusilR) 46/194 (23.7%) dalle colture arricchite 31/194 (15.9%)da semina diretta prima della decontaminazion e con ipoclorito 0.5% 34/180 (18.8%)da colture arricchite 19/180 (10.5%) da semina diretta prima della decontaminazion e con perossido 23/194 (11.9%) Dalle colture arricchite 8/194 (4.1%) da semina diretta 4/180 (2.2%) da colture arricchite 3/180 (1.6%) Da semina diretta La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 8 Studio Localizzazione del campionamento in ospedale Siti di campionamento ambientale Metodi di campionamento Protocollo di coltura Metodo di decontaminazione di controllo Metodo di decontaminazione per nebulizzazione Numero dei siti in cui è stata rilevata la presenza di batteri prima di qualsiasi decontaminazione n/N (%) Punti in cui è stata rilevata la presenza di batteri dopo la decontaminazione di controllo n/N (%) Punti in cui è stata rilevata la presenza di batteri dopo la decontaminazione sperimentale n/N (%) La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 9 Doan et al 8 stanze collocate in due reparti diversi e non utilizzate. In ognuna sono state identificate e 53 aree, corrisponde nti a quelle maggiorme nte toccate. Sponda del letto, Maniglia della porta, interruttore della luce, campanello, pavimento sottostante il lavandino, letto, materasso, bastone per le tende, sedia, comoda, dispenser del sapone, dispenser delle salviette di carta, armadio dei farmaci, lampada Utilizzo di tamponi sterili imbevuti di una soluzione di ringer I tamponi sono stati seminati su piastre ed è stato utilizzato l’agar Braziers CCEY agar (mezzo selettivo per il C. difficile). Disinfettante a base di cloro con rilascio di 1000 ppm (Actichlor Plus tablets, Ecolab, Swindon, UK); . Vapore di perossido di idrogeno (HPV Bioquell)) NR Conta media delle colonie 30 per 53 campioni prelievati Conta media delle colonie 0 per 53 campioni prelevati La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 10 Risultati Caratteristiche degli studi inclusi La ricerca, effettuata su PubMed, CINAHL, Cochrane – Register of Controlled Trial, per il periodo di tempo compreso tra gennaio 2010 e dicembre 2014, ha prodotto un totale di 35 referenze. Gli studi individuati sono stati valutati per pertinenza rispetto al quesito di ricerca. Questo step di valutazione ha permesso di mantenere 9 studi. Sono stati quindi esclusi gli articoli che non avevano utilizzato disinfettanti a base di cloro come disinfettante di comparazione, lasciando nell’ambito della revisione 2 nuovi studi (vedi Figura 1, Strategia di ricerca e selezione delle referenze utilizzate nella revisione sistematica) che sono stati integrati con i 3 studi già individuati da Falagas et al. (2011) che avevano valutato l’efficacia del perossido di idrogeno rispetto i livelli di contaminazione ambientale residua di Clostridium difficile. I dati provenienti dagli studi selezionati, fatta eccezione per uno studio (Manian et al., 2013), sono stati immessi all’interno di una tavola sinottica, corrispondente a quella utilizzata da Falagas et al. (2011) (vedi Tabella 1). Figura 1: Strategia di ricerca e selezione delle referenze utilizzate nella revisione sistematica 35 referenze 9 referenze 26 studi esclusi perché non rispettano criteri inclusione: - 6 review - 6 studi non utilizzano HPV/aerosol - 6 studi di laboratorio su caratteristiche microbiologiche C. difficile - 3 lettere - 1 studio osservazionale - 1 studio prospettico - 1 studio retrospettivo - 1 studio non riguardante sanitizzazione ambientale - 1 studio veterinario 7 studi esclusi perché non usano soluzione di ipoclorito di sodio come trattamento di sanitizzazione di confronto 2 referenze La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 11 Oltre ai tre studi già descritti da Falagas et al. (2011) i due nuovi studi selezionati sono stati uno studio prospettico randomizzato che compara 8 metodi di disinfezione terminale (Doan et al., 2012) e uno studio retrospettivo quasi sperimentale (Manian et al., 2013) che è stato ritenuto di particolare rilevanza poiché, ha comparato l’incidenza di infezioni da Clostridium difficile nei pazienti prima e dopo la introduzione di un sistema di decontaminazione potenziato con perossido di idrogeno vaporizzato. Fatta eccezione per quest’ultimo, complessivamente gli studi hanno valutato i livelli di contaminazione residua dopo l’utilizzo di perossido di idrogeno versus l’utilizzo di disinfettanti a base di cloro, nell’ambito di stanze di unità operative ospedaliere. I siti di campionamento considerati sono stati le superfici maggiormente toccate durante l’assistenza quali la maniglia della porta, l’interruttore della luce, il campanello, il pavimento sottostante il lavandino, il rubinetto, l’asse del wc, il dispenser del sapone, il dispenser delle salviette di carta, la sponda del letto, la struttura del letto, il materasso, il bastone per le tende, la sedia, la comoda, la lampada da letto, il davanzale, l’armadietto del paziente, il tavolino da letto, l’armadio dei farmaci, il piano di lavoro, la postazione per le telecomunicazioni ospedaliere. I metodi di campionamento ambientale hanno previsto l’utilizzo di piastre che venivano strisciate o tamponate sulle superficie, l’utilizzo di spugne di cellulosa o di tamponi inumiditi con soluzione Ringer. I metodi di coltura, quando descritti, sono stati la semina diretta (Shapey et al. 2008, Barbut et al. 2009), accompagnata dall’utilizzo dell’agar Braziers CCEY agar (mezzo selettivo per il C. difficile) (Shapey et al., 2008, Doan et al., 2013). I metodi di disinfezione terminale di controllo utilizzati negli studi considerati nel presente lavoro sono stati soluzioni a base di cloro con rilascio di 1000 ppm (Shapey et al., 2008, Boyce et al., 2008, Doan et al., 2012) o di 500 ppm (Barbut et al., 2009). Come sistema di disinfezione a base di perossido di idrogeno nebulizzato sono stati utilizzati principalmente due metodologie: nello studio di Shapey et al., (2008) e nello studio di Barbut et al. (2009) è stato utilizzato il sistema Sterinis, che utilizza una soluzione con perossido di idrogeno 5-6% e < 50 ppm ioni Ag+, con funzione catalitica e coadiuvante. In Boyce et al. (2008) e Doan et al. (2012) è stato utilizzato il sistema Bioquell che utilizza una tecnologia di decontaminazione con vapore di perossido di idrogeno (HPV) a 350 e 700 ppm (Bioquell Q10, Bioquell Ltd, Andover, UK). In tutti gli studi, tranne che per Doan et al. (2012) la disinfezione con perossido era preceduta da procedure di detersione terminale. Per quanto riguarda la disinfezione terminale testata nello studio di Manian et al., 2013, nel periodo pre intervento la pulizia giornaliera e terminale in presenza di pazienti con ICD o sostenute da MDRO (VRE, MRSA, bacilli gram negativi MDR, Acinetobacter baumannii) era effettuata quotidianamente con 2 passaggi, utilizzando cloroderivati, ed al termine della degenza, con 4 passaggi degli stessi. Nel periodo post, il protocollo di disinfezione continua non venne modificato, mentre quello terminale venne potenziato facendo seguire la disinfezione con cloroderivato il vapore di perossido di Idrogeno con tecnologia Bioquell, (Andover, UK). L’efficacia dell’utilizzo del Perossido di Idrogeno nello studio di Shapey et al., 2008 è riportato in termini di numero dei siti contaminati rinvenuti dopo l’utilizzo dei due metodi di disinfezione comparati. L’utilizzo di cloro a 1000 ppm ha permesso di rilevare ancora 48/203 siti contaminati (23,6%), con una media di 6,2 CFU per 10 campioni prelevati, mentre dopo l’impiego del perossido di idrogeno sono stati rilevati ancora contaminati 7/203 siti (3,4%) con una media di 0,4 CFU per 10 campioni prelevati. Nello studio di Boyce et al. (2008) sono segnalati 11/43 siti contaminati prima di ogni metodica di disinfezione (25,6%), ridotti a 0/37 (0%) nel caso di impiego del perossido di Idrogeno. Nello studio di Barbut et al. (2009) sono riportati i dati completi per comparare la riduzione dei siti contaminati prima e dopo le procedure di disinfezione. Tale differenza si è attestata al 11,8% per l’utilizzo dell’ipoclorito, andando dal 23,7% dei siti contaminati, all’11,5%, e al 16,6% dopo l’utilizzo del perossido di idrogeno, andando dal 18,8% al 2,2% dei siti contaminati. Lo studio di Doan et al. (2013) ha riportato la conta media delle colonie rinvenute dopo la disinfezione con disinfettante a base di cloro (30 log10) rispetto a quelle rinvenute dopo l’utilizzo del Perossido di Idrogeno (53 log10), anche se la differenza non risulta essere statisticamente significativa. Nello studio di Manian et al. (2013) la differenza delle incidenze della fase pre e post introduzione della disinfezione terminale si è ridotta da 0,88 casi/ 1000 giorni pazienti a 0,55/1000 giorni pazienti (RR 0,63; IC 95% 0,50-0,79, P < .0001). Per quanto riguarda il rischio di bias negli studi, occorre specificare che in generale il rigore delle evidenze provenienti da trials quasi sperimentali, quali sono gli studi pre-post è limitato dalla difficoltà di escludere delle differenze sistematiche presenti tra i gruppi valutati in momenti storici diversi. Nel caso di Boyce et al. (2008) e Manian et al. (2013) la misurazione dell’efficacia dei metodi di disinfezione svolti in periodi di tempo diversi, non può escludere la possibilità che gli outcome misurati (risultati degli esami microbiologici ambientali per ricerca di Clostridium difficile e la La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 12 valutazione dell’incidenza delle Infezioni correlate a Clostridium difficile), non possano essersi verificati per motivi non noti e non esplicitati ed al contempo indipendenti dalle tecnologie studiate. Per quanto riguarda la valutazione dei bias negli studi randomizzati e controllati, si rileva che la descrizione delle tecniche di randomizzazione è carente in Shapey et al., (2008) e in Barbut et al. (2009), poiché non vengono descritte le modalità di produzione della lista di randomizzazione né il loro successivo nascondimento. Doan et al. (2013) hanno invece riportato la modalità di generazione della lista di randomizzazione, avvenuta mediante l’ausilio del software NQuery Advisor 6.01 software (Statistical Solutions, Cork, Ireland). Per quanto riguarda la cecità, si rileva che fanno esplicita menzione alla cecità dei rilevatori degli esiti solo Doan et al. (2013), mentre negli altri due studi non vi è alcun riferimento che ci possa dissuadere dalla possibilità bias di detection (Higgins & Green, 2011). Discussione Dalla valutazione degli studi considerati in questa revisione si può affermare che il perossido di idrogeno, sia in forma vapore, che aerosolizzato, può essere considerato un metodo efficace per la disinfezione delle superfici inanimate presenti ei contesti assistenziali. La revisione presenta diversi limiti, legati al numero esiguo degli studi individuati ed alla loro estrema eterogeneità, riconducibile alla diversità dei disegni, dei metodi di disinfezione e delle misure di outcome rilevate, che non rendono possibile attestare e quantificare con certezza quale sia l’efficacia dei metodi di disinfezione no touch con perossido di idrogeno. Per quanto riguarda il rigore metodologico degli studi è da segnalare che solo tre su cinque studi considerati sono RCT, mentre due sono studi pre-post. Nell’ambito degli RCT le procedure di randomizzazione non sono sempre ben descritte, così come non è chiara la cecità degli outcome assessor, la cui conoscenza della provenienza dei campioni microbiologici ambientali può avere contribuito ai risultati positivi descritti negli studi. La sintesi degli studi considerati nella revisione sistematica, seppur utilizzando metodi e sistemi diversi, ha permesso di mettere in luce l’efficacia delle tecnologie con perossido di idrogeno nella disinfezione terminale, con specifico riferimento alla riduzione della contaminazione ambientale da Clostridium difficile e la riduzione dell’incidenza di diarrea associata a Clostridium difficile. La presente revisione ha focalizzato la propria attenzione alla riduzione della contaminazione ambientale e alla riduzione delle infezioni correlate a Clostridium. Precedenti studi ne hanno descritto l’efficacia anche nei confronti di altri microrganismi responsabili di infezioni correlate all’assistenza (Falagas et al., 2011, Curti, 2013), laddove invece per alcune specie microbiche, quali altri microrganismi sporigeni e micobatteri, la suscettibilità ai vari disinfettanti è molto variabile. I vantaggi collegati all’utilizzo di perossido di idrogeno riguardano non solo l’efficacia, ma anche la possibilità di realizzare una disinfezione efficace su tutte le superfici degli ambienti di degenza, tra cui quelle più difficili da pulire. L’erogazione del perossido di idrogeno avviene mediante specifiche apparecchiature che, una volta impostate, liberano le concentrazioni ottimali in modo indipendente da ulteriori interventi degli operatori, consentendo di superare la quota di variabilità operatore dipendente presente nell’utilizzo dei metodi di sanitizzazione per contatto. Il perossido di idrogeno, vaporizzato o nebulizzato, è estremamente tollerato dalle superfici, su cui non esercita potere corrosivo, al contrario di quanto avviene ad opera di cloroderivati che liberino più di 500 ppm (Rutala et al. 2008). Inoltre una buona organizzazione del lavoro permette di utilizzare in modo efficace ed efficiente queste tecnologie senza stravolgimenti produttivi. In termini organizzativi, può essere utilizzato come fase di completamento del processo di sanitizzazione; la fase di disinfezione attraverso il perossido di idrogeno segue le normali fasi di pulizia e detersione manuale effettuate dagli operatori del settore. Prima di avviare il processo di disinfezione è necessaria una buona pulizia delle superfici dato che la presenza di materiale organico ne può ridurre l’efficacia (Pottage et al. 2012), ed una buona preparazione degli ambienti poiché talune tecnologie richiedono che questi vengano completamente sigillati, come nello studio di Boyce et al. (2008) e di Manian et al. (2013). Inoltre non possono essere presenti operatori o pazienti durante il processo di disinfezione: questo condiziona l’utilizzo di tali sistemi nelle stanze a più posti letto, come le terapie intensive organizzate in open space, o ai contesti ad alto indice di turnover, in cui non è possibile lasciare le stanze non occupate. Come miglioria integrativa rispetto alla disinfezione manuale, i sistemi no touch permettono la disinfezione anche di tutti i dispositivi e presidi medici, nonchè di tutti gli arredi, presenti nell’ambiente da trattare. La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 13 In termini di impatto economico, Doan et al. (2012) avevano verificato che rispetto all’utilizzo dei cloroderivati, le tecnologie allora disponibili a base di Perossido di Idrogeno comportavano un costo aggiuntivo quantificabile nell’ordine di 138.57 sterline, descrivendolo come il metodo per la disinfezione più costoso in assoluto. Tale costo era stato calcolato considerando il tempo che il personale impiegava nella preparazione dei locali da disinfettare ed il costo delle attrezzature, calcolato dividendo il costo del macchinario per 36 mesi di vita presunta dello stesso. Ottenuto il costo mensile, questo era stato diviso per un quoziente pari a 10,6 che era il numero presunto di utilizzi mensili dell’apparecchio, ottenendo così il costo dell’apparecchio per ogni processo di disinfezione. In considerazione di quanto sopra espresso, e conformemente ad altre fonti (Curti, 2013) oggi si può affermare che le tecnologie per la disinfezione no touch con perossido di idrogeno sono efficaci e sicure. Il loro utilizzo è appropriato in setting specifici, laddove esista alto rischio di trasmissione di patogeni sporigeni (ad esempio in presenza di MDRO e di pazienti immuno-compromessi) e laddove vi siano stanze di degenza con caratteristiche strutturali congruenti. Va inoltre ricordato che tutti gli accorgimenti finalizzati ad aumentare la sicurezza dei pazienti, riducendo il rischio infettivo, devono contemplare accanto alle più evolute tecnologie, gli accorgimenti fondamentali agiti dai professionisti sanitari, che mediante l’applicazione rigorosa dell’igiene delle mani, delle altre precauzioni standard, delle precauzioni per modalità di trasmissione, la corretta gestione dei device e l’uso appropriato degli antibiotici, possono contribuire a ridurre i livelli di trasmissione e contaminazione ambientale, riducendo il rischio infettivo degli assistiti . La nebulizzazione di perossido di idrogeno nella disinfezione terminale finalizzata alla prevenzione della trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza: una revisione sistemica - ANIPIO Pag. 14 Bibliografia Barbut F, Menuet D, Verachten M, Girou E (2009). 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