editoriale Contenuti / n. 4 – 24 Aprile 2015 Un modo per aiutare chi aiuta la collettività 15 Attori non vedenti di Emanuele Imperiali È un vero peccato che uno strumento di partecipazione al nuovo modello di welfare sociale sia così poco conosciuto e utilizzato. Il 5 per mille altro non è se non una infinitesimale quota dell’Irpef annualmente versata dai contribuenti, ripartita dallo Stato tra tutti gli enti ammessi in appositi elenchi stilati dall’Agenzia delle Entrate: organizzazioni e associazioni che svolgono un ruolo decisivo per lo sviluppo del Terzo Settore, per far crescere il no profit, per consentire alla ricerca scientifica e medica di fare progressi, per valorizzare beni culturali. Uno dei limiti della legge è che pochi beneficiari ricevono gran parte dei fondi, mentre molte piccole associazioni non ottengono nulla. Complessivamente, le 20 organizzazioni maggiori ricevono quasi l’85% del gettito, pari a 500 milioni annui. Si impone una riorganizzazione dei beneficiari, che dovrà fare il ministero dell’Economia in tempi rapidi. Ancora oggi, nel 2015, il 5 per mille, dopo ben dieci anni di vita, continua purtroppo a essere una forma di finanziamento residuale alle organizzazioni non lucrative. Su oltre 40 milioni di italiani che presentano la dichiarazione dei redditi, circa 12 devolvono il 5 per mille a onlus e associazioni, un quarto del totale, con una netta prevalenza nelle regioni del Nord del Paese. Eppure la firma non costa nulla. Perché allora sono così pochi? Per ignoranza della norma, certo, per sciatteria e disinteresse quando si compilano il 730 o il 740 e non si firma l’apposita casella, per scarsa attenzione a un mondo, quello del privato sociale, che invece col passare degli anni acquista sempre più peso e valore in un Paese dove le risorse pubbliche destinate al welfare diminuiscono ogni giorno di più. Peraltro, col 5 per mille, attraverso una forma di sussidiarietà fiscale, si impegna lo Stato a versare questa piccola quota a favore di enti, quali Emergency, Medici senza Frontiere, Airc, Fondazione Veronesi, e ai tanti altri centri impegnati nella ricerca sul cancro e sulle malattie genetiche, nonché alle centinaia di altri, piccoli e grandi, conosciuti o meno, che hanno fatto della solidarietà la loro parola d’ordine. Si impone uno sforzo maggiore di tutti, per aiutare chi lavora per il bene della collettività. 20 Un calcio al razzismo 5 / Buone notizie di Giangiacomo Schiavi 27 / Sicilia e Calabria di Nico Falco 6 / L’immagine di Antonio Fiore 29 / Responsabilità sociale 9 / Vita ad handicap di Paola Cacace 15 / Gli attori non vedenti di Vincenzo Esposito 31 / Il sociale che fa di Davide Illarietti 32 / Il sociale si racconta 33 / Al femminile di Maria Grazia Cucinotta 16 / L’intervista di Gianluca Testa 19 / Solidarietà trasparente di Paola Arosio 20 / Un calcio al razzismo di Elena Scarici 23 / Campania e Molise di Mirella D’Ambrosio 33 25 / Puglia e Basilicata di Emiliano Moccia Al femminile Aprile 2015 3 5 per mille informazione pubblicitaria Nella dichiarazione dei redditi un piccolo gesto che fa grande la comunità Associazione Orizzonti, per combattere la fame e la povertà codice fiscale 92058770725 Per combattere la povertà, dal 2008 a oggi, nella provincia di Barletta-Andria-Trani l’associazione Orizzonti ha raccolto (e distribuito) ben 80 tonnellate di cibo. Solo nello scorso anno i volontari hanno coinvolto 22 istituzioni solidali che hanno distribuito ai bisognosi le 23 tonnellate di prodotti frutto di donazioni. Questa organizzazione non profit ha infatti lo scopo di contribuire alla soluzione dei problemi della fame, dell’emarginazione e della povertà attraverso la raccolta delle eccedenze di produzione agricola, dell’industria alimentare, della grande distribuzione. Inoltre, grazie al progetto «Cotto e mangiato», ogni settimana i volontari recuperano l’invenduto proveniente dalla ristorazione. In un anno, solo nella provincia di Trani, è stato possibile distribuire 11 mila pasti caldi a 70 nuclei familiari «adottati». Info: associazioneorizzonti.org. Stop TB Italia Onlus lotta contro la tubercolosi codice fiscale 97372750154 Ogni giorno nel mondo muoiono 3.800 persone per tubercolosi e si registrano quasi 9 milioni di nuovi casi l’anno. Stop TB Italia Onlus, nata nel 2004, lavora per combattere la malattia in Italia e nei paesi poveri. Come? Sensibilizzando la popolazione e le istituzioni, formando personale medico e sanitario e offrendo sostegno economico e sociale agli ammalati. Tra i progetti attivi, da segnalare quello in Sudafrica, paese colpito da una grave emergenza sanitaria. Dal 2009 l’associazione fornisce sostegno socio-economico ai bambini di Gugulethu, baraccopoli vicina a Città del Capo. Lì ha contribuito a ristrutturare la clinica. Fornisce inoltre razioni alimentari, materiale scolastico e vestiti. Stop TB Italia Onlus si finanzia attraverso i contributi dei soci, donazioni di privati e fondi istituzioni. Info: stoptb.it. Occupazione e Solidarietà, dal lavoro all’impegno civico codice fiscale 03457100729 Dal telesoccorso agli asili nido, dall’assistenza domiciliare al centro diurno per disabili. È lunghissima la lista delle attività svolte dalla cooperativa «Occupazione e Solidarietà», nata nel 1995 su iniziativa di un gruppo di genitori desiderosi di creare opportunità di lavoro per i propri figli. Tutto ha inizio con una collaborazione tra il nucleo bancario e il nucleo post-telegrafonici delle Acli di Bari: i genitori, con un passato di forte impegno civile, diventano i primi soci volontari della cooperativa. E così iniziano a supportare professionalmente i figli nel ruolo di soci-lavoratori. Tutto questo ha portato all’abbattimento dell’indice di disoccupazione e all’incremento dell’impegno sociale. Anche dopo vent’anni la cooperativa continua a impegnarsi in difesa delle fasce più deboli. Info: occupazioneesolidarieta.it. 4 Aprile 2015 Giangiacomo Schiavi / Buone notizie Perché l’Expo è un’occasione Se sarà solo una fiera del gusto, l’avremo sprecata Ma se aprirà un varco sugli squilibri alimentari e nelle disuguaglianze farà fare un passo avanti a tutti S ta per iniziare Expo, tra proclami su spreco di cibo e fame nel mondo, lavori ancora tutti da finire, c’è la forte sensazione che questo appuntamento sia in fin dei conti un grande ristorante per le cucine dei quattro angoli del pianeta. Lei cosa ne pensa? Che resterà per l’Italia? Stefano (Milano) Credo di aver scritto un centinaio di articoli su Expo: di speranza, scetticismo, delusione e di nuova speranza. Un evento così ci obbliga a ragionare: se diventerà la fiera del gusto o un circo Barnum del cibo avremo perso un’occasione. Se aprirà un varco nelle disuguaglianze e sarà il vademecum morale di una società con meno squilibri alimentari avrà fatto fare un passo avanti a tutti. All’Italia può restare la riscoperta di antichi saperi, la valorizzazione dell’artigianato contadino, il ritrovato rapporto con la terra e la sincerità dei prodotti. Credo sia giusto impegnarsi per questo, come fanno Carlin Petrini, Ermanno Olmi e don Ciotti. Ho letto che nel nostro paese la corruzione percepita dai cittadini è al 90%. Ogni giorno scopriamo che non si salva nessuno, o quasi. I volontari e gli operatori sociali di cui scrivete qui possono essere davvero una speranza per cambiare questo paese o sono solo degli illusi Don Chisciotte? @pensaresognando Abbiamo una spiacevole convinzione: vent’anni dopo Mani pulite non è cambiato niente. Siamo un Paese corrotto, nella politica e nelle istituzioni. Il messaggio che l’Italia continua a dare ai giovani è pessimo: non conta chi sei, ma chi conosci. Io ammiro i volontari che offrono tempo e lavoro con l’entusiasmo della gratuità, ma per cambiare le cose bisogna agire sulla formazione dei nuovi cittadini: purtroppo manca ancora questa volontà. L’Italia sta invecchiando, siamo la popolazione più vecchia d’Europa. Se non fermiamo questo declino siamo condannati a sempre maggiori problemi economici e sociali. Gli immigrati sono la nostra salvezza, quando lo capiranno politici e demagoghi? Michele Dragatti (Agrigento) L’invecchiamento va contrastato con la cittadinanza attiva: siccome è anche un problema economico, vedrete che il Governo se ne farà carico. Altrimenti ci condanneremo da soli. Quanto agli immigrati, serve con urgenza una legge sulla cittadinanza per i giovani immigrati di seconda generazione: non ha senso aspettare il compimento dei 18 anni. La politica continua a trattare questi temi con la logica elettorale, e per questo siamo in ritardo rispetto agli altri partner europei. Qui al Sud assistiamo alle visite elettorali di Salvini in cerca di nuovi voti. Un progetto politico che cancella solidarietà, cooperazione e condivisione. È la crisi che ci fa vivere solo di paure? Oppure è cambiato per sempre il modo con cui guardiamo il prossimo? Stefano Rossina C’è un istinto di sopravvivenza che nei momenti difficili ci spinge a chiedere tutele, prima per noi e poi… si vedrà. È comprensibile. Chi paga le tasse e vede abbassarsi continuamente la soglia della dignità gioca in difesa. Chiariamo però una cosa: non ci salveranno gli egoismi e le chiusure. Salvini raccoglie consensi perché c’è un vuoto di idee e di progetti e prima di lui le classi dirigenti al Sud hanno dato un pessimo esempio. Devono finire le due Italie, questo è l’handicap che ci frena e condiziona anche certi comportamenti. Per scrivere alla rubrica «Buone Notizie» invia una mail a [email protected] Aprile 2015 5 L’immagine Vele di Scampia, icone immutabili di Antonio Fiore O sservate bene questa foto: potrebbe essere stata scattata ieri oppure dieci, oppure venti anni fa, e proprio in questo si annida la sua dolente attualità. Due donne chiacchierano o discutono fra loro, tutt’intorno il dedalo escheriano delle Vele di Scampia. Un luogo divenuto simbolo di Napoli come lo è la Torre Eiffel per Parigi: «Qui vengono i turisti stranieri per fotografarla», dice sconsolato un abitante. Perché Scampia è ormai, nell’immaginario collettivo, l’icona globale e immutabile del disastro civile. Eppure Scampia, le Vele, oltre a essere – come recita la pigra vulgata dei media – «la più grande piazza di spaccio d’Europa», sono un luogo reale: incrocio di vite, di chiaro e di scuro, di degrado e di speranza. Mostri da abbattere oppure luoghi da redimere: il guaio è che, di stagione in stagione, di governo in governo, di progetto in progetto, nulla cambia davvero. Su quei ballatoi, in quegli appartamenti blindati alla legalità si vive, e si muore, abusivamente. Ciclicamente si annunciano promesse, si dà fiato alle fanfare. Più o meno, a ogni visita di Papa. Mentre le due donne sul ballatoio continuano a chiacchierare. Come dieci, come venti anni fa. 6 Aprile 2015 del disastro civile foto di Luciana Latte Aprile 2015 7 Vita ad handicap Amministrazioni indifferenti, soprattutto nel Sud La nostra battaglia contro le città negate Tanti disabili riescono a primeggiare nello sport ma nella vita quotidiana anche loro si scontrano con barriere architettoniche e trasporti inadeguati di Paola Cacace «H Lucia Valenzi o girato tanto ma indietro come l’Italia non c’è nessuno. E il Sud è ancora peggio. In Australia, dove sono stato per una prova di Triathlon, non c’era una sola barriera architettonica. Un confronto con Ischia, da cui provengo? Siamo anni luce indietro. E gli edifici adattati? Molti di quelli a norma hanno la rampa nascosta nel retro. L’uscita laterale con una rampa di emergenza. Hanno anche il segno della carrozzina: i disabili passano da qui. È come quando durante il nazismo c’erano i cartelli per gli ebrei: io non posso entrare». Parla Gianni Sasso, che dopo un incidente avuto da ragazzo ha perso la gamba, ma fortunatamente ha conservato la forza di guadagnare medaglie, giocare a calcio, andare in bici. Corre la maratona a New York, Chicago, Berlino, e batte record su record. È nella Nazionale di calcio amputati e in questo periodo ha le qualifiche per le Paralimpiadi di Rio 2016. Specialità il triathlon. Nonostante il suo spirito inarrestabile, Gianni si arrabbia e fa bene. «Mi arrabbio ogni volta che al cinema noto le scale e la rampa laterale. Perché non fare solo la discesa buona per tutti? O le chiese. Sono cattolico, ho anche incontrato il Papa con la mia squadra, ma il 98% delle chiese non è accessibile. Ecco vorrei chiamare il Papa e dirgli: Francè ma ti rendi conto?». A Rio punta anche una giovane campionessa di nuoto campana: Emanuela Romano. Manu, come la chiamano gli amici, che agli ultimi Mondiali di Montreal si è aggiudicata un oro e due argenti, è nata nel ’90 con una malattia genetica, l’artrogriposi, che non ha fatto sviluppare i muscoli delle sue gambe, eppure quando è a Napoli sceglie di non utilizzare la sedia a rotelle: «Ho un’autonomia di 20 minuti prima di iniziare a stancarmi. Certo vorrei che la mia città non mi fosse negata, vorrei andare ovunque ma con la carrozzina rischierei di finire in un fosso, di rimanere sul marciapiede perché non posso entrare in un palazzo, in un negozio. Già il marciapiede. Notate la pendenza? Ci vuole un talento da equilibrista per non ribaltarsi con tutta la sedia». Così Emanuela cammina. La incontro alla fine dei suoi allenamenti mattutini al Centro Sportivo di Portici: «Nuoto per circa 2 o 3 ore, poi ho un’ora di palestra. Fortunatamente i centri sportivi sono attrezzati. È il resto che non funziona. Sono stata al Nord, per una serie di operazioni alle gambe, e non ho avuto difficoltà a muovermi. Qui invece mi devo Aprile 2015 9 I disabili in ultima fila a piazza Plebiscito in occasione della visita del Papa a Napoli Gianni Sasso (a destra) in azione spostare solo in auto. Sperare di trovare parcheggio e poi chissà se ci sarà l’ascensore. La cosa meno accessibile? Capodichino. L’ultima volta che mi sono imbarcata con la mia squadra è stato folle. Sali sul pulmino, vai stile scampagnata fino all’aereo e poi: la scaletta. C’è il montacarichi. Provate però a far salire tutta una squadra di nuoto paralimpico così. Gli altri passeggeri ci insultavano per il ritardo. Fantastici. Si vede un disabile e si pensa: tanto è abituato. Cavoli, prova a chiedergli se vuole una mano invece di far finta di nulla». Emanuela poi decide di andare a trovare un’amica che lavora al Comune, Rosaria Brancaccio, anche lei campionessa di nuoto paralimpico. Una forza della natura. Alla sede della VI Municipalità è praticamente una risolutrice. Arriva un uomo che «non si trova più all’anagrafe», lei lo aiuta. Una donna deve la visita del Papa hanno messo noi disabili di lato, molto indietro. Dietro a tutte le pseudo-autorità. Ho scritto al sindaco lamentandomi ma non ho avuto risposta». A Napoli c’è anche Gennaro Chiaro, presidente di Abilitando, che si batte per il diritto al lavoro dei disabili e che tempo fa occupò il Comune per un’irregolarità: «Il bagno per disabili era stato trasformato in una postazione per i distributori automatici che impedivano il passaggio a chiunque». Oggi Chiaro con la sua associazione lavora in un parcheggio vicino al Cotugno e lotta per estendere il diritto al lavoro a tutti: «Perché gli aiuti di Inps e Inail, l’accompagnamento non basta. Noi siamo dell’idea di “lavorare meno lavorare tutti”, con turni di 4 ore al giorno e 500 euro al mese contro i 300 dell’assistenza». Assistenza che non serve per valicare le barriere, basta pensare che anni fa lo stesso Gennaro viveva al tredicesimo piano: «È una questione di testa, non ragionano». Trova il lato ironico della questione Lucia Valenzi, icona della lotta per i diritti ai disabili che proprio l’estate scorsa è andata in giro per la nuova Metro con la sua carrozzina per verificarne l’accessibilità. «Belli gli ascensori. Peccato per il fosso tra banchina e treno. Lì la ruota s’incastra subito. Ecco, partirei dai trasporti. Se io in carrozzina voglio prendere un tram a via Marina mi devo catapultare dalla carreggiata fino al suo interno. Non c’è spazio sulla banchina, non c’è ne- Aerei «proibiti» a capodichino le sedie a rotelle sono imbarcate col montacarichi ma occorre un sacco di tempo sposarsi in Toscana, e lei le dice come risolvere le grane burocratiche. Potrebbe essere un’idea chiederle consiglio sulle barriere architettoniche. «I marciapiedi sono pazzeschi, i pullman non accessibili, la Circumvesuviana è fantascienza. Poi c’è la più grande barriera: l’indifferenza. Pensate durante Manuela Romano (prima a destra) con la Nazionale nuoto paralimpico in ritiro a Lignano la scorsa estate Aprile 2015 11 anche un marciapiede. E quando ci sono? Tante volte c’è la rampetta da un lato della strada ma non da quello opposto. Servono per fare una passeggiata: il disabile scende va dall’altro lato della strada e poi torna indietro per risalire sullo stesso marciapiede di prima». Vittorio Abete, delegato della Federazione italiana Nuoto Paralimpico commenta: «L’Italia paga il prezzo di aver messo tantissimi uffici pubblici in palazzi storici, che sono difficili da adeguare per via di normative contorte». Alcuni dei casi peggiori di «città negate» sono in Sicilia. Carmelo Caruso, presidente della divisione siciliana del Movimento italiani disabili, racconta: «Si tratta di città storiche che le amministrazioni sembrano non voler mai adeguare alle nostre esigenze. A Rosolini, dove vivo io, c’è un esempio su tutti. Al Comune non si può entrare. Il marciapiede non ha la salita, l’entrata al Municipio non ha rampa e all’interno non c’è ascensore. Questo mi fa tra l’altro pensare che in molte città siciliane, essendo città storiche, con architetture soprattutto barocche, l’accesso sia negato ovunque. Perché? Perché sono gli stessi marciapiedi a negare la città, la mobilità ai disabili. Come avviene a Noto». Proprio a Noto c’è Giusy Pricone che ha una pagina Facebook sull’abbattimento delle barriere e che sta iniziando una battaglia in questo senso: «Le amministrazioni devono capire che ci vuole una progettualità per abbattere le barriere architettoniche e quelle culturali. Non ci si può far scudo dietro la storicità di un edificio». Situazione analoga in Puglia. «Ho trovato alberghi a norma – sottolinea Giuseppe Pinto, presidente del Comitati Italiano Paralimpico Puglia – che però avevano l’entrata posteriore adattata, non quella principale, per questioni estetiche. Spesso e volentieri nei luoghi pubblici il bagno per disabili è usato come ripostiglio, perché si pensa ci sia spazio in abbondanza per scope e detersivi. È assurdo. Secondo me ci dovrebbe essere la struttura con l’accesso. Senza differenziazioni. Siamo tutti uguali». A sinistra: parcheggiatori disabili e amputati, tra i quali Gennaro Chiaro in carrozzina e la Coop Abilitando. A destra: parcheggio disabili occupato dai motorini nel centro di Napoli I numeri. In Italia ricevono l’indennità quasi due milioni di persone Nel Mezzogiorno i servizi «valgono» sei volte di meno Le barriere architettoniche mostrano che l’Italia non è un paese per disabili. Eppure per il Censis il 7% della popolazione ha una disabilità. Si parla di circa 4 milioni di cittadini che nel 2020 dovrebbero arrivare a 4,8 milioni. Resta difficile fare un censimento della disabilità visto che gli unici dati aggiornati con costanza sono quelli dell’assistenza. Sia Inail che Inps infatti calcolano il numero di prestazioni erogate, prestazioni che si basano su cardini molto precisi. Secondo l’Inail, che si occupa di persone la cui invalidità è causata da incidenti sul lavoro (o in itinere cioè nel tragitto casa-ufficio), i lavoratori con disabilità motorie sono 313.216 in tutta Italia, al Sud oltre 92 mila. Invece per gli invalidi civili subentra l’Inps che distingue tra invalidi che ricevono la pensione e chi ha diritto all’indennità, meglio nota come accompagnamento, ossia chi ha una difficoltà di deambulazione del 100%. A ogni modo in Italia ricevono la pensione circa 871.317 invalidi dei quali il 43% è del Sud. In particolare 122.292 in Campania, 108.553 in Sicilia, 87.122 in Puglia, 47.671 in Calabria e 11.018 in Basilicata con una percentuale che oscilla tra l’1 e il 2% sulla popolazione delle singole regioni. Riguardo all’indennità, invece, i disabili ad averne diritto in Italia sono 1.967.381, di cui il 34% nel Mezzogiorno. Fa riflettere l’entità dell’assegno il cui importo medio mensile è di 485 euro in caso di indennità, facendo gravare buona parte delle spese di assistenza sulle famiglie. E non a caso, per l’Istat, l’Italia è uno dei paesi con la percentuale più bassa di spesa destinata alla disabilità, ponendosi solo sopra a Grecia, Irlanda, Malta e Cipro. Da considerare la discrepanza Nord-Sud: in media un disabile residente al Nord ha servizi per una spesa annua di 5.370 euro, contro i 777 euro del Meridione. P. C. Carmelo Caruso, presidente Disabili italiani per la Sicilia, davanti al comune di Rosolini privo di rampa Aprile 2015 13 Teatro Sono una ventina, di età compresa tra i 20 e i 65 anni Così vanno in scena gli attori non vedenti La compagnia rappresenta i classici napoletani adottando tecniche particolari E sostiene l’Unione italiana dei ciechi di Vincenzo Esposito U n colpo di tosse, un tavolino smosso, un colpo di tacco sul pavimento. Giusto per dare la direzione sulla scena. Sono tanti i trucchi utilizzati dagli attori non vedenti, appresi in vent’anni di esperienza teatrale. Sulla scena non ti accorgi della disabilità. Tutto fila liscio, senza intoppi. Anzi. Sarà per la mimica facciale accentuata, per l’espressività maggiore, ma è sicuro che gli attori non vedenti hanno una marcia in più e la trasmettono al pubblico, insieme con una professionalità che non t’aspetti da una compagnia di non professionisti. Sono gli attori dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che dal ’96 portano nei teatri i classici della drammaturgia partenopea: Viviani, Scarpetta e, naturalmente, De Filippo. L’obiettivo è raccogliere fondi per l’associazione ma anche impegnare i non vedenti in una sfida importante. «Ci sono troppe persone non vedenti che vivono in uno stato di emarginazione. C’è ancora un certo disagio quando si incontrano o si incrociano a scuola, ad esempio. Invece noi vogliamo far comprendere che un non vedente può fare tutto, e che l’integrazione è una cosa possibile», spiega Mario Mirabile, vicepresidente provinciale dell’Unione Ciechi. «Alcuni di noi – racconta ancora Mirabile – non sono neanche saliti sul palcoscenico del teatro prima della rappresentazione vera e propria. Ma siamo talmente affiatati e collaudati da non avere alcun timore. Anche se siamo dilettanti allo stato puro, ci impegniamo molto: proviamo dopo il lavoro, alle nove di sera, in una piccola stanza ad Ercolano. All’inizio eravamo in pochi, sei-sette persone. Oggi siamo una ventina, tra non vedenti, ipovedenti e volontari, dai venti ai sessantacinque anni di mio padre, che fa il regista». L’idea del teatro nasce diciannove anni fa, proprio quando Mirabile diviene vicepresidente provinciale: doveva essere un’iniziativa per la festa di Santa Lucia, Giornata nazionale del cieco, e invece continua ancora oggi, con rappresentazioni in diversi teatri della provincia napoletana La più recente rappresentazione, a inizio marzo, della compagnia di non vedenti. Lo spettacolo è «Ditegli sempre di sì» di Eduardo De Filippo, messo in scena al teatro comunale di Somma Vesuviana (le più recenti, oltre che a Somma Vesuviana, al prestigioso Mav di Ercolano, il Museo Archeologico Virtuale) sia d’estate che d’inverno. «Qualche imprenditore ci sostiene – dice Mario Mirabile – perché sul territorio della provincia napoletana siamo molto conosciuti: la compagnia è stata messa su dalle rappresentanze di Portici ed Ercolano dell’Unione Ciechi». Con oltre 11 mila unità la Campania si colloca al terzo posto, dopo Sicilia e Lombardia, nella classifica delle regioni con il più alto numero di non vedenti (Istat, 2011). Per loro dopo l’abolizione delle Province, sono state ridotte le offerte formative, le opportunità culturali, la possibilità di muoversi liberamente. Tra i servizi che sono stati tagliati, quello di trasporto scolastico per i ragazzi delle scuole elementari e medie, ma anche l’assistenza tra i banchi di scuola e a casa. Prima della visita del Papa a Napoli un gruppo di ragazzi non vedenti di «Tutti a scuola», ha pregato per sottolineare il problema. A molti di loro è negato il diritto all’istruzione e a una vita normale. È il volontariato a farsi carico di tanti problemi. E anche quello proveniente dai non vedenti. Come la compagnia teatrale che raccoglie fondi per aiutare gli altri. Aprile 2015 15 L’intervista Il Governo, il Sud, l’universo sociale «Vogliamo premiare la filosofia che anima milioni di volontari» Il sottosegretario Ivan Scalfarotto: «Le riforme come quella del Terzo settore puntano ad aiutare tutti a operare in modo più semplice» di Gianluca Testa «S e la macchina non funziona occorre cambiare il motore. Ed è proprio quello che stiamo facendo». A partire dal Terzo settore. Ci crede, Ivan Scalfarotto. Lui che si batte da sempre per i diritti civili, insieme con Maria Teresa Amici e Luciano Pizzetti è sottosegretario al ministero delle Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Oggi lavora al fianco di Maria Elena Boschi immaginando «un’Italia più moderna capace di trainare l’Europa». Scalfarotto, la spinta arriverà anche dal Terzo settore? «Sì. Per ciò che esprime, questo è uno dei settori più qualificanti. Vogliamo premiare la filosofia che spinge milioni di volontari a dedicarsi con capacità, coraggio e abnegazione a una missione dettata dal senso civico». E i giovani? «Stanno già dando molto, soprattutto offrendo risposte alle emergenze. A cominciare da quelle di protezione civile». Riformare il non profit significa andare incontro anche a loro? «Le riforme come quella del Terzo settore sono destinate a tutti: cittadini, giovani, volontari. Perché tutto questo possa aiutarli a compiere attività sociali in modo molto più semplice, senza ostacoli». C'è chi la giudica uno «strenuo difensore dei diritti civili» e chi invece la ritiene «un’opaca guardia di regime». «Be’, è il solito vecchio dualismo tra etica dei principî ed etica della responsabilità». Tra politiche collettiviste e storie individuali Nel suo decalogo (“L’Italia che voglio”) ha immaginato un paese più giusto, inclusivo e responsabile. Un paese capace di rischiare e che dimostri di essere più a suo agio con la contemporaneità. E anche se non c’è una ricetta per garantire la felicità, il sottosegretario alle riforme Ivan Scalfarotto ha una sua idea su come la si può raggiungere. «Da una parte ci sono le norme, dall’altra c’è la vita quotidiana della gente» spiega Scalfarotto. «Sono due aspetti che vanno avanti di pari passo. La modernizzazione delle leggi e il destino individuale delle persone, se sommate, 16 Aprile 2015 portano entrambe alla ricerca della felicità. Le leggi stabiliscono il modo in cui viviamo. E in questo contesto non possiamo trascurare temi come le unioni civile, il divorzio breve, il fine vita. Ma anche le questioni legate al lavoro, al dopo di noi, all’istruzione. Se non incidessimo sulla vita delle gente ogni riforma sarebbe monca. Insomma, dobbiamo pensare alla vita reale. Del resto le grandi culture politiche sono collettiviste, ma la storia individuale delle persone non può essere rimandata. È proprio questa la sfida che ha di fronte il nostro Governo». IVAN SCAlFAroTTo, SoTToSEGrETArIo AllE rIForME CoSTITuzIoNAlI E AI rAPPorTI CoN Il PArlAMENTo, PrIMA DI ENTrArE NEL GOVERNO RENZI È STATO COORDINATORE rEGIoNAlE DEll’uFFICIo PolITICo PuGlIESE DEl PArTITo DEMoCrATICo Lei da che parte sta? «A sinistra abbiamo un’antica tradizione politica secondo la quale è sempre necessario raggiungere la perfezione dei principî. Si aspira alla conservazione di una visione ideale della società». Come giudica questa idea? «Fallimentare. Soprattutto quando i principî faticano a diventare realtà». Si spieghi meglio. «Cioè quando la politica è interpretata come una profezia, come la testimonianza di un mondo che non arriva mai. Per fare in modo che le cose accadano è invece necessario sporcarsi le mani». Lei le mani se le sporca? «Sì. Anche se a volte scopro che è necessario scontrarsi con una realtà diversa da come la immaginavo. Desidero mettere in pratica le cose e incidere per produrre un cambiamento. Non scendo a compromessi». E i principî? «restano saldi. Negli anni ho condotto tante battaglie civili e ho sempre sostenuto che l’Italia avesse bisogno di un cambiamento radicale». Si riferisce a quella «vocazione al cambiamento» di cui spesso parla? «Esattamente. una vocazione che per la prima volta appartiene anche al capo del Governo». Quindi Renzi le piace? «Molto. Ha una caratteristica che lo distingue da tutti i predecessori: la determinazione a incidere sulla realtà. Si assume la responsabilità di fare delle scelte». Il paese sta realmente cambiando? «Si sta ammodernando. Grazie anche alle riforme». Riusciremo mai ad avere una nuova legge elettorale? «È la nostra priorità. Dal Porcellum in poi tutta la politica ha sempre detto che questa legge era sbagliata. Ma a distanza di dieci anni siamo l’unico paese in cui la legge elettorale è fatta dalla Corte costituzionale e non dalla politica. ora dobbiamo concretizzare, altrimenti perdiamo credibilità». Quindi avremo davvero una nuova legge elettorale? «Salvo sorprese sarà approvata il 27 aprile». Di tempo ne è passato... «All’inizio non si riusciva a scegliere. Non sempre la realtà è come la vorresti. Tutti pensavano all’interesse particolare e non a quello collettivo. ora siamo davvero a un passo. Del resto i meccanismi istituzionali sono complessi, per questo vogliamo cambiarli». Come riuscirete a farli funzionare? «Stiamo costruendo una democrazia capace di decidere. Dopo le elezioni deve essere chiaro fin da subito chi ha vinto. Perché spesso la politica tende a trovare alibi per i propri fallimenti». Le emergenze sociali sono tante. La riforma costituzionale è davvero una priorità? «È quella che incide sul funzionamento della macchina. Serve a rendere attuabili tutte le altre». Questo è il primo tassello del domino? «Sì, perché tutti i provvedimenti sono legati dal solito fil rouge. L’Italia è un paese dalle enormi potenzialità. Per le sue capacità civiche e produttive, per l’energia che esprime e per la qualità che le appartiene. Dobbiamo essere la locomotiva e il traino dell’Europa». Tuttavia non lo siamo. Cosa ci blocca? «lacci e lacciuoli. Stiamo lavorando per liberare le energia di un paese bloccato dai vincoli». Di fronte a questa prospettiva, qual è il ruolo del Mezzogiorno? «È la terra costretta dai vincoli più di tutte le altre. l’Italia non può aspirare ad assumere il ruolo di leader se non lavora tutta intera verso lo stesso obiettivo. Il Mezzogiorno è un luogo di grandi eccellenze che meritano di essere valorizzate. lo sforzo dobbiamo farlo tutti insieme». @gitesta Aprile 2015 17 L’iniziativa La storia dell’imprenditore Pasquale Coppola «Trame africane», solidarietà trasparente di Paola Arosio P asquale aveva tutto ciò che si potesse desiderare. Una bella macchina, un lavoro di successo, abiti firmati, weekend sulla Costiera amalfitana a picco su un mare blu cobalto. Avrebbe potuto veleggiare in superficie, portato dal vento, senza mai arrivare in profondità, senza porsi domande. Invece, quella vocina, che lo pungolava fin da ragazzo, è sempre lì e non vuole saperne di tacere: «Sei un uomo fortunato», gli sussurra, «ma non dimenticarti di chi non ha neppure un tozzo di pane». La voce si fa più insistente, fino a che lui le dà retta. E nel 2001 fonda, grazie a fortuite coincidenze, l’associazione Trame africane, per favorire la crescita nei Paesi in via di sviluppo. Da questo momento la vita di Pasquale Coppola, 51 anni, residente in provincia di Salerno, imprenditore nel settore alimentare, una moglie e due figli a cui vuole insegnare a «non perdere di vista i valori importanti», cambia in maniera radicale. Anche grazie all’incontro con le suore di Santa Teresa del Bambino Gesù, con le quali vengono ideate e portate avanti numerose iniziative a favore degli ultimi. A cominciare dal Kenya, nel villaggio di Machaka, dove la povertà è l’essenza delle cose. Qui, nel tempo, nascono il dispensario, l’asilo, l’orfanotrofio, la scuola di taglio e cucito. Non mancano borse di studio per i giovani e un servizio di micro-credito per le famiglie. Nel vicino villaggio di Kiirua viene inoltre realizzato un grande ospedale, ricostruito e ampliato nel 2008. In 1.200 metri quadrati ci sono Ospedali L’associazione ha debuttato in Kenya nel 2001 anche grazie all’incontro con le suore di Santa Teresa del Bambino Gesù adesso pronto soccorso, nido, sala parto, due sale operatorie, radiologia, centro vaccinazioni. E sulla scia di questa esperienza, anche nella Repubblica democratica del Congo, a Mbulungu, si vuole ora costruire un ospedale che soddisfi le necessità sanitarie della popolazione. «Tutti i progetti sono realizzati in collaborazione con partner locali», precisa Coppola. «Non esistono modelli vincenti da seguire, ma persone con una storia e una cultura da rispettare. Il nostro compito è quello di creare uno sviluppo sostenibile, senza limitarci all’assistenzialismo». Per portare avanti queste opere, Pasquale fa oltre una ventina di viaggi in Africa. Tanti i ricordi che gli rimbalzano nel cuore (e per i quali ancora si commuove): il sorriso degli anziani che hanno ricevuto un piatto di minestra, il grazie delle madri che hanno dato alla luce i loro figli in reparti accoglienti e sicuri, la gioia dei bambini che hanno matite e quaderni per la scuola. In questi anni, anche l’associazione è cresciuta: nata un po’ in sordina in ambito locale, attrae oggi tanti benefattori, anche a livello internazionale. Lo stile del fondatore, però, è rimasto lo stesso: «Fare arrivare gli aiuti direttamente a chi ne ha bisogno, senza sprecare neppure un euro in intermediari. Una solidarietà trasparente, che non si trasformi in un’industria della carità». E guardando al futuro, Pasquale si augura che «tutto questo non si fermi, ma continui a crescere per aiutare sempre più persone a trovare la rotta, a non andare alla deriva». Aprile 2015 19 Pallone e società La squadra è stata fondata da Antonio Gargiulo Afro-Napoli United Sport, divertimento e un calcio al razzismo La formazione multietnica sta ottenendo grandi risultati, in campionato e nell’integrazione di Elena Scarici L o sport come integrazione. È la mission dell’Afro-Napoli United, squadra di calcio multietnica, nata con l’idea che lo sport può e deve essere, oltre una semplice disciplina per allenare il fisico, anche un veicolo per l’insegnamento di valori sociali ed etici. La squadra di calcio, formata da atleti napoletani e stranieri, è nata nell’ottobre 2009, per iniziativa di Antonio Gargiulo, attuale presidente, e dei senegalesi Sow Hamath e Watt Samba Babaly, con l’obiettivo di combattere la discriminazione e favorire la convivenza paritaria tra napoletani e migranti. «Un incontro casuale», spiega Gargiulo, 43 anni, ex calciatore: «Io già lavoravo nel mondo della cooperazione e amavo il calcio. Dalla classica partita settimanale con gli amici è nata l’idea di fare la squadra, che avesse però anche una valenza sociale. Dal quel giorno mi si è aperto davanti un nuovo mondo». Gli atleti stranieri provengono da Senegal, Costa d’Avorio, Nigeria, Capo Verde, Niger, Tunisia, Sudamerica e abitano nei quartieri più popolari del centro storico di Napoli: Materdei, Stella, Sanità, Arenaccia, Ferrovia. Alcuni ancora non hanno 20 Aprile 2015 Maxime Kesse Mbaye Sougou un’occupazione o l’hanno persa da poche settimane, e c’è chi ancora fatica a parlare la nostra lingua. Altri invece sono perfettamente integrati nel tessuto sociale. Ad oggi l’associazione ha realizzato due squadre di calcio, raggruppando circa 40 atleti, e raggiungendo ottimi risultati sportivi, scalando molti gradini del- la piramide calcistica. Attualmente la prima squadra milita in Seconda Categoria, è al primo posto con una decina di punti di vantaggio sulla seconda e mancano una manciata di partite alla fine del campionato. Probabile, quindi, la promozione in Prima Categoria. Il capocannoniere della stagione, a sei partite dalla fine, La formazione In piedi, da sinistra Aldair Soares, Paolo Silvestri, Aniello Iervolino, Giovanni Sica, Carlos Acuna, Arcelino Dos Santos. Accosciati, sempre da sinistra: Asse Guye, Fabio Elisio Monteiro, Maxime Kesse, Salvatore Salomone, Gianny Fortes è Arcelino Dos Santos (detto Linò, capoverdiano di 32 anni) con 15 reti, seguito da Gianni Sica (napoletano di 27 anni) e Soares Aldair (capoverdiano di 23 anni) a quota a 13. La prima squadra sta disputando anche la Coppa Campania della Figc e ha superato i quarti di finale. Sta riscuotendo grossi successi anche la seconda squadra che milita nel Campionato amatoriale dell’Aics (Associazione Italiana Cultura e Sport). Nella passata stagione calcistica 2013-2014 la prima squadra si è classificata seconda nel campionato di Terza Categoria Figc ed è stata promossa in Seconda. Ha vinto il campionato nazionale Aics e quello regionale. Bene anche la stagione precedente, 2012-2013: secondi al campionato regionale Aics Campania e terzi alle finali nazionali di calcio a 11 Aics. 108 gol segnati. Nella stagione 2011-2012 hanno vinto la Coppa Partenope Aics; il torneo Napoli d’autore edizioni estiva e invernale; il campionato regionale Aics Campania, la Super Coppa. Il campionato nazionale Aics si è concluso con 104 gol segnati. Nella stagione 2009-2010 la squadra ha vinto la Coppa Partenope e la Super Coppa Aics. Inoltre ha ricevuto nell’estate del 2012 il premio «Goccia d’Oro» per i valori di solidarietà e integrazione. Insomma hanno vinto tutto ciò che c’era da vincere. «Siamo forti – commenta Gargiulo – i ragazzi sono atleticamente preparati e tecnicamente bravi, in cinque anni abbiamo praticamente vinto tutto». Ma la vera svolta è stata nel 2013 con l’ingresso della prima squadra alla Terza Categoria della Figc, in seguito alla modifica di alcune norme che limitavano l’accesso dei migranti ai campionati federali dilettantistici. Con un risultato storico: tesserare in Figc-Lnd 15 ragazzi migranti, quattro italiani figli di migranti e due ragazzi nati a Napoli ma privi di documenti. «È stato complicato – precisa il presidente – una lunga trafila negli uffici pubblici, ma alla fine ci siamo riusciti». Una storia particolare quella dell’Afro-Napoli che si intreccia anche con drammi partenopei. È il caso dei fratelli Raffaele e Alessandro Sciassa, 20 e 22 anni, napoletani nati da madre clandestina e senza documenti. La squadra ha dato una mano anche a loro. «Noi seguiamo il principio della porta aperta – aggiunge Gargiulo – tutti possono venire a giocare con noi, oltre agli stranieri abbiamo tanti napoletani in gamba come Salvatore detto Sciù-sciù che viene da San Giovanni a Teduccio o Gianni che è del Vomero. Li accogliamo tutti purché sappiano tirare al pallone e condividano i nostri valori». Storie che si intrecciano, dicevamo. Questo è Maxime Blondet Kesse, gioca come attaccante esterno. «Vengo dalla Costa d’Avorio, ho 25 anni, sono andato via dal mio Paese perché c’era la guerra. Già da piccolo frequentavo la scuola calcio. Anche qui. All’inizio a San Giovanni, un amico mi ha notato e mi ha proposto in squadra». Ass Dia Gueye invece è senegalese, ha 22 anni ed è un promettente portiere. È a Napoli da cinque mesi: «Ho avuto una grande opportunità», afferma. Infine Mbaye Sougon, anche lui senegalese, ha 23 anni e gioca da centrocampista. «Siamo una squadra - dice - e questo è quello che conta». L’Afro-Napoli United è divenuta, grazie anche al supporto del Consorzio di cooperative sociali Gesco, una realtà che realizza concrete opportunità di integrazione sociale dei migranti, riconosciuta e ben radicata nel territorio. Prossimo obiettivi? Promozione, Eccellenza, Serie D… Aprile 2015 21 Campania e Molise di Mirella D’Ambrosio UN FILM PER IL CINEFORUM «Alla corte di Ornella» a Caserta in aiuto ai bambini del Senegal A napoli by Mikima ([email protected]) Teatrini all’Orto Botanico È stata battezzata «Fiabe di primavera» la rassegna teatrale che si terrà all’Orto Botanico fino a maggio, patrocinata da Università Federico II, Regione Campania, Mibact e Comune di Napoli. Gli attori interpreteranno fiabe di Andersen, Esopo, Fedro e La Fontaine. La rassegna di spettacoli itineranti per grandi e piccini ispirati ai capolavori della letteratura universale per ragazzi, proposta dall’associazione «I teatrini» e dalla Federico II, ha come obiettivo produzione e promozione del teatro per l’infanzia e le nuove generazioni. Gli spettacoli proseguiranno ininterrottamente da aprile fino a sabato 30 maggio nel prezioso giardino di via Foria, per due mesi e mezzo di percorsi teatrali tra fiaba e natura affidati alla direzione artistica di Giovanna Facciolo e all’organizzazione generale di Luigi Marsano. Per informazioni occorre collegarsi al sito www. iteatrini.it. Ogni spettacolo è riservato a un massimo di 100 persone, la prenotazione è sempre obbligatoria e il biglietto costa 7 euro. ndare a vedere un film al cinema per regalare un cineforum ai bambini del Senegal. A presentare l’iniziativa benefica è Caserta Film Lab, in collaborazione con l’associazione Les Enfants d’Ornella e Formazione Solidale, promuovendo il film «Cinema alla corte di Ornella» che si propone di raccogliere i fondi necessari per realizzare un piccolo progetto a Kelle, villaggio a sud di Dakar, in Senegal. Si darà l’opportunità a bambini e ragazzi di vedere film selezionati apposta per loro, che rappresentino gioco e divertimento per i più piccini e un percorso didattico per i giovani. Les Enfantes d’Ornella ha realizzato un centro di accoglienza per oltre 300 bambine e bambini che vengono avviati alla scuola e a varie attività culturali. Una particolare attenzione viene rivolta ai «bimbi di spiaggia», che passano tutto il giorno al mercato del pesce o sulle piroghe, senza mai andare a scuola, e ai «bimbi talibe», che vivono in cattive condizioni igieniche, costretti a subire privazioni alimentari e affettive. I volontari donano loro momenti sereni di gioco, la possibilità di lavarsi e di indossare abiti puliti una volta a settimana, un pasto completo e ore di alfabetizzazione. Per tutti loro, ora arriva la possibilità di vedere tanti film. campobasso per gli ultimi del Nepal Costruire una toilette o regalare una capra a una famiglia per sostenerla sono alcune delle iniziative in corso di Namasté! Onlus, l’associazione di volontariato di Campobasso che svolge missioni di cooperazione internazionale, a partire «dal basso», nei villaggi del Nepal. Namasté! si propone come referente umanitario per la tutela e la salvaguardia dei diritti fondamentali: cibo, vestiario, istruzione. Diritti negati a chi appartiene alle ultime caste sociali. salerno Sportello ANTI-disagio Fino a novembre sarà attivo uno sportello di ascolto per migliorare la qualità della vita di chi vive un disagio psicosociale. L’iniziativa è realizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio SalernitanaCarisal in collaborazione con Funzione Alfa-Associazione psichiatria e psicoanalisi Campania. Il consulto è totalmente gratuito e possono fruirne tutte le persone residenti nella provincia di Salerno dai 18 ai 40 anni. Garantito il rispetto della privacy per coloro che usufruiranno del servizio. Per informazioni contattare il 342.6189563. Gennaio 2015 23 Fondazione Villa Camaldoli Sostieni il nostro progetto destina il tuo 5 X 1000 La fondazione Villa Camaldoli opera da oltre 10 anni per sostenere e divulgare gli studi sui disturbi neurologici e psichiatrici e sulle metodologie riabilitative che possono migliorare la qualità di vita dei pazienti che ne sono portatori. Ha sponsorizzato numerosi convegni di livello nazionale ed internazionale, oltre ad attuare innovative tecniche riabilitative sui pazienti degenti ricoverati presso l'istituto clinico Alma Mater con incoraggianti risultati. Negli anni è stato dato rilievo alle malattie neurodegenerative, con particolare attenzione alla malattia di Alzheimer e alla degenerazione Frontotemporale, allestendo un metodo riabilitativo che ottimizza le risorse del paziente attraverso interventi convergenti e corrispondenti. Questo metodo si fonda sulla contemporanea applicazione di strategie cognitive, derivate dalla neuropsicologia, e tecniche comportamentali queste incentrate sugli aspetti "ecologici" che rendono applicabili alla vita di tutti i giorni le strategiche cognitive. Particolare attenzione è stata rivolta ai trattamenti e alle valutazioni neurologiche, oltre che interimistiche, al trattamento neuromotorio e al fondamentale sostegno psicologico al paziente e ai loro familiari. Nel corso di questo decennio sono stati pubblicati numerosi lavori scientifici sulle più importanti riviste specializzate nazio- nali ed internazionali. Tutto ciò grazie al costante coordinamento di figure professionali come psicologi, tecnici della riabilitazione e neurologi e alla consulenza del Dipartimento di Psicologia del II Università degli Studi di Napoli. La costante ricerca scientifica sul cervello ha aperto innovative frontiere alle terapie riabilitative psichiatriche REGALIAMO UNA SPERANZA AI PAZIENTI RESTITUIAMO FIDUCIA ALLE LORO FAMIGLIE Sostieni il nostro progetto destina il tuo 5 x 1000 alla “FONDAZIONE VILLA CAMALDOLI” P. IVA 07951750632 Puglia e Basilicata di Emiliano Moccia Un roBot Per BiMBi aUtiStiCi Zeno è stato acquistato a Bari da «Occupazione e Solidarietà» U n robot dalle sembianze umane. Capace di attirare l’attenzione dei bambini, di creare con loro un’interazione gioiosa e dinamica, di esprimere sul volto sensazioni come stupore, felicità e tristezza. È Zeno, il robot interattivo utilizzato come supporto nelle attività dedicate ai piccoli affetti da disturbo dello spettro autistico. zeno utilizza «roboMate», il software nato da by Mikima ([email protected]) un’idea della startup catanese behaviours labs e acquistato dalla cooperativa sociale di Bari «Occupazione e Solidarietà», il primo cliente privato in Italia a sperimentare questo nuovo strumento per il trattamento dell’autismo. Perché l’Istituto di Fisiologia clinica di Messina, che ha sperimentato zeno, ha osservato un notevole miglioramento medio dell’interazione sociale nei bambini autistici. Di conseguenza, l’umanoide dai capelli castani e lo sguardo rassicurante sarà impiegato in questa fase iniziale nei vari progetti laboratoriali ed educativi in cui operano i soci della cooperativa. Potenza SCeGli in CoMUne di donare Gli orGani Chi si reca nell’Ufficio Anagrafe del Comune per chiedere o rinnovare la propria carta d’identità potrà anche esprimere il consenso alla donazione degli organi firmando un semplice modulo. La richiesta sarà informatizzata e il dato relativo alla dichiarazione di volontà (consenso-diniego) sarà acquisito telematicamente dal Sistema informativo trapianti (Sit). È uno dei nuovi servizi messi a disposizione dei cittadini dall’amministrazione comunale di Potenza che ha aderito al progetto «una scelta in Comune», promossa dal ministero della Salute–Centro nazionale trapianti. Un’iniziativa tesa a sensibilizzare la comunità su questo tema, anche perché secondo il Centro regionale trapianti Basilicata nel 2014 si è registrata un’opposizione al prelievo di organi da parte dei parenti delle vittime nella regione pari al 55%, molto superiore alla media nazionale attestata al 30%. «I bambini interagiscono con Zeno senza paura, perché li incuriosisce e non è invadente. Nelle 140 scuole pugliesi in cui svolgiamo il servizio di assistenza specialistica, potremo sperimentare i benefici di zeno coinvolgendo un centinaio di alunni autistici; a riguardo – spiega bartolo Moretti, referente del progetto – vogliamo stipulare protocolli d’intesa con i singoli istituti scolastici o con gli Uffici scolastici territoriali. E lo stesso lo faremo con i piccoli affetti da disturbo dello spettro autistico che seguiamo nei servizi di assistenza educativa e domiciliare che gestiamo in circa venti comuni della Puglia». Ma zeno si inserisce in un progetto più ampio, che «va dalla valutazione precoce fondamentale nei casi di autismo alla creazione di un piano individuale terapeutico per il trattamento di bambini autistici, perché la diagnosi nei primi mesi di vita e i relativi trattamenti adeguati possono accrescere notevolmente le capacità relazioni e cognitive». trani «orizzonti Solidali» Per il Volontariato Sostenere iniziative di responsabilità sociale e azioni di volontariato per migliorare qualità della vita e stato di benessere. Questi i temi centrali della quarta edizione del bando «orizzonti solidali», pubblicato dalla Fondazione Megamark di Trani e rivolto ad associazioni di volontariato, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale. In palio 150 mila euro da assegnare a uno o più progetti ammessi a finanziamento. Le iniziative, da realizzare in Puglia, devono rientrare in uno dei quattro ambiti: assistenza (sostegno di persone in condizioni di disagio), sanità (assistenza sussidiaria delle strutture sanitarie pubbliche), ambiente (educazione e formazione ambientale, sviluppo sostenibile) e cultura (promozione di arte e cultura soprattutto in contesti socio-culturali emarginati). Per partecipare c’è tempo fino al 30 giugno 2015. Per info: www.fondazionemegamark. Aprile 2015 25 Sicilia e Calabria di Nico Falco Ragazzi DOWN in cucina È partito a Messina un progetto con otto giovani che vivono da soli «A ll’inizio i nostri ragazzi non sapevano quanta pasta buttare a testa, oggi già aiutano nelle faccende di casa». Sorride, Mikima ([email protected]) Francesco Venuti,bypresidente dell’associazione «Anch’io Sindrome di Down», mentre ripercorre i progressi del progetto «Viviamo insieme: promuovere il passaggio dall’integrazione all’inclusione», partito il 18 marzo e che durerà fino al 23 maggio. Otto ragazzi, divisi in due turni, vivono per un giorno alla settimana in un appartamento da soli, seguiti da tutor, e si occupano di tutti gli aspetti della vita quotidiana. «Decidono loro cosa mangiare e come, fanno la spesa, gestiscono la casa – spiega Venuti – in un’ottica di crescita associativa che è ben diversa dal “parcheggio” che offrono molti centri. Noi – continua – vogliamo passare dall’autonomia all’integrazione, affinché questi giovani possano diventare una risorsa per sé e per gli altri». È un progetto innovativo, che REGGIO CALABRIA «LA DIREZIONE GIUSTA» È il calcio Un percorso educativo, per insegnare valori della condivisione e della gestione emotiva, per sviluppare le proprie capacità personali, ma soprattutto per non ricadere nella dipendenza. È «La Direzione Giusta», il progetto gestito da Paolo Cicciù, presidente del Csi Reggio Calabria, e da Federico Minniti, col patrocinio del Dipartimento dipendenze dell’Asl della dottoressa Caterina de Stefano. Sette ragazzi, scelti tra quelli seguiti nelle comunità di recupero della zona, sono stati inseriti nel gruppo degli aspiranti arbitri del Csi che dopo il tirocinio potranno diventare effettivi. «Tornare alla propria realtà spesso significa ricadere nella dipendenza – spiega Cicciù – con questa iniziativa invece vogliamo fornire un’opportunità, anche lavorativa, sfruttando l’attrattiva di uno sport popolare come il calcio». mira a distruggere quelle barriere che spesso si formano intorno ai ragazzi con trisomia 21, cresciuti con troppe attenzioni che li rendono impreparati quando la famiglia viene meno. La gestione di un appartamento e dei vari aspetti collegati, ritengono i membri dell’associazione e i primi risultati sembrano dar loro ragione, responsabilizza e rende consapevoli delle proprie abilità. «Puntiamo all’integrazione – aggiunge Venuti – per renderli il più possibile autonomi, per prepararli per la vita. Si sono fatti molti passi avanti negli anni nella gestione delle persone con trisomia 21, ma le strutture di supporto sono ancora carenti e non esiste un percorso che possa formarli per un’attività lavorativa. Con altri progetti abbiamo ottenuto ottimi risultati e crediamo che, con l’opportuna guida, sia possibile trasformare questi ragazzi in giovani perfettamente integrati nella società». catanzaro AURUNCO, IL «VINO SOLIDALE» Si chiama Aurunco, come l’antico nome di Montepaone, il «vino solidale» prodotto col supporto dell’associazione Ama Calabria. La sua particolarità è che tutte le fasi della produzione, dalla vendemmia all’imbottigliamento, sono state seguite dai giovani del Centro diurno di riabilitazione psicosociale. «Il nostro obiettivo – spiega la dottoressa Rosa Conca – è creare competenze per far rientrare i pazienti in un circuito lavorativo. Il “vino solidale” ha creato entusiasmo, i giovani sono usciti dal centro per rapportarsi con la vita reale e col mondo del lavoro. E poi – conclude – non abbiamo budget, quindi questo progetto è anche un sistema per fare in modo che, tramite l’associazione, gli stessi pazienti permettano al Centro di andare avanti». Aprile 2015 27 della Liberazione 1945 2015 ANCHE IN E�BOOK A SOLI € 7,99 nei migliori store digitali e nell’app per iPad® Biblioteca del Corriere Responsabilità sociale I virtuosi risparmiano sulle tasse Primati partenopei. Gli sgravi sulle tasse per chi denuncia il racket. L’albo comunale delle aziende anti-usura. E poi, Napoli è stata «la prima città italiana a prediligere la rendicontazione sociale a quella economica nell’assegnazione dei fondi europei alle imprese». L’ha detto bene l’assessore comunale alle Attività produttive Enrico Panini, in un recente incontro con i commercialisti napoletani. Il tema era «responsabilità sociale d’impresa e competitività» e il sotto-tema della legalità è entrato, per così dire, dalla finestra. A pieno diritto però: perché il coraggio è il primo vero atto di responsabilità sociale. Lo sanno pure i commercialisti, ai quali certo non dispiace l’idea che essere virtuosi, a Napoli ma non solo, fa anche risparmiare sulle tasse. Il back-office? A casa due giorni al mese Due giorni al mese, e che saranno mai? Pochi eppure tanti, tantissimi se moltiplicati per 3.100, quanti sono i dipendenti che beneficiano del programma «smart-working» avviato nella sede torinese di Vodafone, dopo mesi di sperimentazioni e progetti pilota. Benefici «all’americana» ricucinati in salsa italica dal colosso inglese, prima azienda nel Bel Paese a decidere su così larga scala di offrire agli addetti del back-office la possibilità di trascorrere «in remoto» (da casa) parte dell’orario di lavoro. Due giorni al mese, appunto. Anche questo è welfare. «Questa modalità aumenta la produttività migliorando la qualità di vita dei dipendenti», ha dichiarato Elisabetta Caldera, responsabile risorse umane dell’azienda. Scarpe competitive e solidali La scarpa che respira e fa del bene. Il gruppo Della Valle devolve ogni anno l’1 per cento degli utili in progetti di assistenza alle famiglie, in Toscana e nelle Marche. Qui, nel paesino di Sant’Elpidio a Mare (Fermo), è stata posta da poco la prima pietra del centro di aggregazione giovanile Tod’s, non lontano dallo stabilimento del noto marchio calzaturiero. «Competitività e solidarietà» è il motto con cui Diego Della Valle ha benedetto i lavori. Non è mancata «qualche lungaggine burocratica che ha ritardato l’avvio del progetto» segnalano i promotori: guai a non mettere i puntini sulle «i» anche alla beneficenza, del resto, per non dire i bastoni fra le ruote. Non sarebbe Italia, altrimenti. Meno sprechi, più welfare Roba da grandi, il welfare aziendale. Ma anche i piccoli ci provano, e in Puglia una micro-catena di supermercati ci sta riuscendo. Come? Riducendo gli sperperi. Nei negozi «Numeri Primi» in provincia di Bari e Brindisi è partito un programma di abbattimento degli sprechi in azienda (alimentari, energetici e altro) che permette di risparmiare risorse da destinare ai collaboratori sotto forma di welfare. Una gara al risparmio virtuosa, in cui i dipendenti suggeriscono, collaborano e infine comunicano, attraverso dei questionari, con quali beni o servizi preferiscono essere premiati. Il segreto, spiegano gli ideatori, sta proprio qui: ognuno, dalla cassiera al magazziniere al responsabile di negozio, taglia dove può. E ne gode i frutti. Il primo incubatore di startup rurali C’è una Silicon Valley in nuce nelle colline salernitane. Agreste, contadina ma smart, che più smart non si può: il suo cuore è il Rural Hub di Calvanico, il primo incubatore di startup rurali d’Italia. Qui, in un antico casolare a un tiro di schioppo dall’università di Salerno sta nascendo un polo tecno-bucolico dell’innovazione sociale applicata alla natura, che riunisce agricoltori, ricercatori, esperti di marketing e di imprenditoria. Obiettivo: allevare startup nel territorio rurale, offrendo «un modello organizzativo e un supporto tecnologico ai tanti giovani che scelgono di tornare alla campagna con un’ottica glocal e sociale», spiegano i promotori (Accademia Mediterranea di Societing e Coldiretti). Avanti tutta. Aprile 2015 29 il sociale che fa di Davide Illarietti Buona alimentazione, indagine di avis a expo 2015 Mangiar ben significa vivere bene (e in salute). È per questo che Avis, in vista di Expo 2015, ha pensato di realizzare una ricerca sulle abitudini alimentari degli italiani. Coinvolgendo tutti, non solo i donatori di sangue. Porre al centro dell’attenzione l’alimentazione significa contribuire a migliorare gli stili di vita. Con questi presupposti nasce l’idea di un questionario bilingue che sarà distribuito e equo e solidale, è boom: mercato da 944 milioni Nel mondo sono più di un milione e mezzo gli agricoltori e i lavoratori che partecipano attivamente al commercio equo e solidale. ben 1.210 organizzazioni dislocate in 74 paesi, dal Kenya all’India. Complessivamente, nel biennio 2012-2013, si è registrato un incremento del 7%. Tutti numeri, questi, contenuti nel report «Monitoring the scope and the benefits of Fairtrade» presentato nei giorni scorsi a Padova da Fairtrade International, organizzazione internazionale partner di Expo 2015 il cui primo obiettivo è assicurare migliori condizioni di vita e di lavoro ai produttori dei paesi in via di sviluppo. l’equo e solidale registra complessivamente un trend in crescita sia nei supermercati sia nelle botteghe sparse sul territorio generando un volume di affari che nel 2014 ha sfiorato i 944 milioni di euro. Info: www.fairtrade.net. compilato a partire da maggio. «Vogliamo intercettare le abitudini e capire con quali canali vengono veicolate notizie sbagliate», spiega il presidente Avis, Vincenzo Saturni. Ma non è tutto. la campagna «Nutriamo la vita», oltre a coinvolgere 3.400 sedi Avis e ben 1,3 milioni di soci, parteciperà anche all’Expo con eventi informativi nell’area espositiva di Cascina Triulza. Info: www.avisperexpo.it. Popoli indigeni in 12 clic Concorso di Survival Global Citizen, 125 paesi accolgono i volontari Dopo il successo della prima edizione, Survival ci riprova. E così anche quest’anno ha organizzato un nuovo concorso fotografico internazionale. Il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni ha infatti comunicato i tre nuovi temi del 2015: «custodi» (popoli indigeni come custodi del mondo naturale); «comunità» (relazioni tra individui, famiglie o tribù); «Survival» (la diversità degli stili di vita dei popoli indigeni). I fotografi professionisti e amatoriali potranno inviare le loro immagini entro il 30 aprile 2015. le migliori dodici foto andranno a comporre il calendario 2016 di Survival; la prima classificata sarà pubblicata in copertina. Lo scorso anno a vincere fu Giordano Cipriani, che ritrasse un ragazzo Asurini do Tocantins dell’Amazzonia brasiliana. Info: survival.it. Gli obiettivi del programma di mobilità internazionale Global Citizen sono chiari: offrire opportunità di crescita e migliorare competenze linguistiche dei più giovani. l’iniziativa promossa da Aiesec Italia - che dal 1948 sostiene lo sviluppo e la cooperazione internazionale - è rivolta a studenti tra i 18 e i 30 anni che avranno così l’opportunità di partecipare a progetti di volontariato in più di 125 paesi, contribuendo di fatto allo sviluppo della multiculturalità. Sono in programma esperienze di 6 o 8 settimane, organizzate dai comitati Aiesec locali in collaborazione con scuole e organizzazioni non profit. Nel 2014 gli studenti coinvolti sono stati 741, con un incremento complessivo del 30 % rispetto all’anno precedente. le iscrizioni sono aperte fino al 30 maggio. Info: www.aiesec.it. i nostri beni comuni, si riparte dalla saggezza indiana Sarà il manifesto «Terra Viva» ad aprire il 2 maggio a Expo 2015 il dibattito su «Il nostro suolo, i nostri beni comuni, il nostro futuro». A elaborarlo, un panel di esperti di tutto il mondo guidato dall’ecologista indiana Vandana Shiv. Tra gli altri, luc Gnacadja, ex segretario della Convenzione Onu di lotta alla desertificazione; l’economista Andrea Baranes; Nnimmo Bassey, premio Nobel alternativo, e Sabina Siniscalchi, della Fondazione Culturale Responsabilità Etica. Un documento di analisi e denuncia, ma soprattutto di proposta su come superare il paradigma dell’economia lineare in favore di una circolarità da recuperare nella gestione dell’ambiente e dell’agricoltura, ma anche nelle scelte economiche e sociali. Lo presenteranno tra gli altri - nel Padiglione della Società civile di Cascina Triulza - Vandana Shiva, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, il fondatore di libera Don luigi Ciotti, e il presidente di banca Etica ed Etica sgr, ugo biggeri. Aprile 2015 31 Il sociale si racconta La salute dell’Africa è di tutti Amref lancia la campagna nazionale «Sano è salvo», perché è questa la strada per lo sviluppo globale L a salute salverà il mondo. Bambini in salute possono andare a scuola, crescere come uomini e donne sani che partecipano al progresso della propria comunità, farsi promotori di salute anche nelle comunità più remote e rompere il circolo vizioso di malattia e povertà che attanaglia i paesi più poveri. Ecco perché la sezione italiana di Amref Health Africa lancia la campagna nazionale «Sano è salvo», per ricordare a tutti che la salute è la strada per lo sviluppo globale. Una strada che porta all’abbassamento dei tassi di mortalità e di diffusione delle malattie infettive insieme alla crescita economica che può affrancare le popolazioni più emarginate dalla povertà e offrire stabilità e prospettive di crescita. «La salute è di tutti. Un mondo sano è un mondo salvo»: sono le parole d’ordine di Amref, che da quasi 60 anni lavora nel continente africano. La salute del mondo passa per l’Africa. Il secondo continente più popolato al mondo e il più arretrato in fatto di salute. Se l’aspettativa di vita nel mondo è di 70 anni, in Africa, nel 2011, era di 56 anni. Se nel mondo muoiono 48 bambini sotto i cinque anni ogni 1.000 nati, in Africa questo numero è quasi il doppio (95). Ma, come l’epidemia di Ebola in Africa ha dimostrato, le malattie, così come il bisogno di salute, non possono essere considerati un problema dei singoli paesi. Non è possibile immaginare un mondo sano finché in Africa, e ovunque nel mondo, resteranno ancora enormi sacche di povertà e malattia. Amref si impegna in Africa come in Italia, perché i diritti (alle cure, all’istruzione, all’acqua pulita) non siano una questione di confini o latitudini ma un bene globalmente esercitato. «Dopo tutti questi anni di crisi», racconta Guglielmo Micucci, direttore della sezione italiana di Amref Health Africa, «anche in Europa, e in Italia, è necessario rafforzare i sistemi sanitari nazionali. Oggi attivare interventi di assistenza sanitaria di base in Italia diventa un pilastro del nostro futuro. Lo faremo insieme al Sistema sanitario nazionale e alle tante realtà che già operano in quest’ambito. La nostra anima e il nostro cuore rimarranno nell’Africa sub-sahariana. Ma non possiamo più pensare che le due sponde del Mediterraneo siano sganciate tra di loro. Sono vicine, interdipendenti e le disuguaglianze in salute continuano a crescere, ovunque. Ciò che accade in questa parte del mondo ha delle conseguenze forti in Africa e viceversa». La campagna invita tutti a considerare la salute dell’Africa una questione globale. Con un obiettivo concreto: il sostegno alla salute sessuale e riproduttiva delle donne che vivono in contesti di povertà e bisogno, nei paesi africani e nelle periferie più disagiate in Italia, senza distinzioni e differenze. Si può sostenere e diffondere «Sano è salvo» visitando il sito www.amref. Raccontaci la tua storia inviando una mail a [email protected] 32 Aprile 2015 Maria Grazia Cucinotta / Al femminile [email protected] DONNE IN CARRIERA, EGO PERICOLOSO La «solidarietà femminile» spesso si scontra con l’ambizione e il cinismo, ma le donne non dovrebbero diventare come gli uomini S ul mio posto di lavoro le donne sono tutte nemiche mascherate da amiche, la famosa solidarietà femminile finisce davanti all’ambizione sfrenata o al cinismo più crudele. Ma quando ci convinceremo che per avere le stesse possibilità e posizioni degli uomini non dobbiamo diventare come loro? Laura C. (Napoli) Sono d’accordo con te, per vincere le donne hanno bisogno di essere unite! Basta poco per essere un unica voce. Ma le cose più semplici diventano le più difficili se non si mette da parte l’ego. Al di là dei siparietti televisivi della Littizzetto sulle suore di clausura che hanno «assaltato» Papa Francesco a Napoli, mi chiedo come mai nessun commentatore abbia criticato le parole irrispettose del cardinale Sepe sul gioioso festeggiamento delle suore. Parole sessiste e che rivelano un’idea preoccupante delle donne. Siamo tutti troppo presi dal gioco del gossip per notare la sostanza delle sue parole? Mariapaola Esposito (Roma) Si è perso il confine tra realtà e gossip! Mi dispiace che un evento così speciale e di grande apertura sia limitato invece da mentalità misogine e poco «cristiane»… Evidentemente nonostante la posizione, tanti non si evolvono e restano prigionieri dei loro limiti. Meglio ignorarli! Si parla con preoccupazione di uteri in affitto, di figli di coppie omosessuali che vengono considerati di serie C, e ancora i diritti civili per tutti, non solo gay e lesbiche, sembrano una chimera. L’Italia è molto più avanti di quanto pensa la politica, non credi? S. M. Da sempre sono in prima fila in difesa dei diritti umani. Papa Francesco circondato dalle suore di clausura a Napoli Purtroppo la burocrazia è preistorica per l’attuale società. Nessuno dei politici ha mai lottato fino in fondo per fare dei cambiamenti e dare fine ai pregiudizi. Vedo folle di persone che scendono in campo, nel momento del voto, e poi come sempre la solitudine di chi subisce e paga per l’essere considerato un diverso. Ci vorrà ancora molto tempo. Ma noi tutti possiamo già cominciare da subito con un messaggio semplice: non puntate quel dito che giudica quello che non conosce e lo condanna a un’esistenza infernale. Cara Maria Grazia, mio figlio sta vivendo una relazione che mi preoccupa. Ha 21 anni, tanta voglia di vivere ma da tre mesi è spento, non parla più di nulla, né degli esami all’università né degli amici, è rabbioso e ostile. La sua ragazza non la conosco quasi, sento solo le urla quando mio figlio passa ore al telefono chiuso dietro la sua porta. Ho paura che sia dentro una storia morbosa, fatta di gelosia e controllo. Cosa mi consigli? Temo che intromettermi lo allontani ancora di più. Nadia Vergani Queste situazioni sentimentali vissute di riflesso, mettono il cuore di una madre, in bilico su una lama di rasoio! Il dialogo è necessario, sei la madre, non avere timore, trova il momento giusto e parlaci. Aprile 2015 33 Anno II - Numero 4 APRILE 2015 a cura di Angelo Lomonaco impaginazione Tandem 2.0 stampa Nuovo Istituto Italiano d’Arti Grafiche SpA Via Zanica 92 - Bergamo direttore responsabile Antonio Polito società editrice Editoriale del Mezzogiorno srl Vico II San Nicola alla Dogana, 9 - 80133 Napoli Tel. 081 7602001 presidente Alessandro Bompieri amministratore delegato Domenico Errico product manager Marianna Sansone progetto editoriale a cura di Luca Mattiucci Reg. Trib. Napoli al n. 14 del 19.02.2015 pubblicità campania Pubblicità Nazionale Rcs MediaGroup S.p.A. Dir. Communication Solutions www.rcscommunicationsolutions.it Vico II San Nicola alla Dogana, 9 - 80133 Napoli Tel. 081.497.77.11 - Fax 081.497.77.12 Pubblicità Locale Piemme S.p.A. Via G. Arcoleo, snc – 80121 Napoli Tel. 0812473111 - Fax 0812473220 www.piemmeonline.it pubblicità puglia Rcs MediaGroup S.p.A. Dir. 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