N. 11/2015 - Londra Sera

A SUCCESSFUL DEAL
The San Carlo Cicchetti empire spreads into Qatar
The photo shows the ‘godfather of modern Italian cooking’ Carlo
Distefano with Mohamed Aljaber; their partnership, along with
incredible vision and hard work, has resulted in one of the most
successful restaurant empires of the last decade, spreading into Doha,
Qatar and soon to the rest of the planet. It’s hard not to be swept
along as Carlo shares his passion and phenomenal successes.
The San Carlo Cicchetti’s story is the biggest leap forward in Britain’s
culinary development since the Romans; with his great work Carlo
Distefano has transformed the restaurant scene and made his mark
on the world. Volatile and talented, articulate and inventive, Carlo
Sito Ufficiale: www.londrasera.london
Distefano has always gone his original way; his refreshing approach
has changed for ever our eating out habits. With their authentic dishes,
informal style and cool modern interior design, ‘San Carlo Cicchetti’
and ‘Signor Sassi’ revolutionized our socio-gastronomic culture and
have now become the most influential restaurants in England.
With many new restaurants soon to open in 5-star hotels and
prestigious shopping venues, Carlo Distefano’s empire expands even
further, while their formula menu style and even the decor are copied
by restaurants across the land. The San Carlo Group shows for the first
time the extent of the contribution their Restaurants have made to the
way we eat out today: Signor Sassi, Cicchetti, Fumo, San Carlo Bottega,
San Carlo Farmacia e Dolce, Signor Sassi Dubai, Kuwait City, Bangkok,
Marriot Hotel, Selfridge Manchester combine authentic Italian food
with luxurious yet relaxed surroundings.
To be seen at Signor Sassi or San Carlo Cicchetti is to feel part
of the international glamour scene, where anyone, anytime, can find
themselves rubbing shoulders with megastars and major celebrities.
The legendary Carlo Distefano has created a love affair with Italian
food that transcends social barriers and national borders and whose
impetus is going from strength to strength.
Grafica: www.fotographic.eu
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LONDRA SERA
LONDRA SERA
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A cura di Isabella Grimaldi de Monterval
Prevenire lo spreco del cibo
Lo spreco alimentare non è solo un problema di
alimenti ma anche di impatti sulla biodiversità e
sul clima, un allarme che il WWF rilancia nell’anno
del vertice mondiale di Parigi. I dati resi noti nel
rapporto “Food wastage footprint. Impacts on
natural resources”, realizzato dal Dipartimento di
Gestione Ambientale e delle risorse naturali della
FAO, segnalano infatti che l’impronta di carbonio
del cibo prodotto ma non mangiato e quindi
sprecato ogni anno, viene stimata in 3.3 miliardi
di tonnellate di CO2, una cifra complessiva che
inserisce questo sconcertante dato di emissioni
di prodotti che non vengono neanche utilizzati, al
terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori
di CO2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti.
È un circolo vizioso perché, secondo studi recenti, il
cambiamento climatico a sua volta potrebbe ridurre
la produttività agricola, diminuendo le disponibilità
alimentari globali e danneggiando le popolazioni
più povere e le famiglie che basano il proprio reddito
sulle colture, l’allevamento del bestiame e la pesca.
Globalmente il consumo di acqua blu (un
elemento importante dell’impronta idrica che
riguarda l’acqua dolce prelevata dalla superficie o
dalle falde e utilizzata, ad esempio, per scopi agricoli,
come l’irrigazione) che è collegato allo spreco
alimentare è di circa 250 km cubici, equivalenti al
flusso annuale d’acqua del Volga oppure a tre volte
il volume delle acque del Lago di Ginevra. Il cibo
prodotto e sprecato occupa quasi 1.4 miliardi di
ettari di terra, costituendo il 30% della superficie
occupata da terre agricole a livello mondiale.
È difficile stimare l’impatto sulla biodiversità
dello spreco alimentare a livello globale, comunque
gli effetti negativi dell’espansione agricola e delle
coltivazioni estensive è tale sulla frammentazione
degli habitat e sulla perdita di biodiversità
che appare veramente assurdo che una parte
importante di quanto prodotto, con significativi
impatti ambientali, vada addirittura sprecato.
La perdita di terra, acqua e biodiversità
attribuibile allo spreco alimentare come anche
gli impatti negativi da esso provocati sul
cambiamento climatico rappresenta un costo
elevato per l’intera società non ancora ben
quantificato. Il diretto costo economico dello spreco
alimentare dei prodotti agricoli (escluso i prodotti
del pescato) viene valutato sui 750 miliardi di
dollari, una cifra equivalente al PIL della Svizzera.
Nel suo programma ‘One Planet Food’, dedicato
all’alimentazione sostenibile con un focus speciale
sulla riduzione dello spreco alimentare lungo tutta
la filiera e sotto l’egida della campagna ‘Think.
Eat.Save’ di Unep-Fao, il WWF ha sviluppato
iniziative di sensibilizzazione ed attivazione
che stanno coinvolgendo milioni di italiani
in comportamenti virtuosi e replicabili grazie
alla collaborazione con importanti imprese del
settore. Lo spreco sarà, inoltre, uno dei temi che
caratterizzeranno la partecipazione di WWF ad
EXPO 2015 che vedrà l’associazione impegnata in
una serie di iniziative per portare l’alimentazione
sostenibile all’attenzione del grande pubblico.
La responsabilità è dei consumatori, che
spendono in media 316 euro l’anno in cibo che
per disattenzione o negligenza viene buttato
senza essere consumato, ma anche di un sistema
produttivo che troppo spesso perde cibo e
risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite
totali, prima ancora che arrivino in tavola.
L’alleanza stretta dal WWF con aziende della
grande distribuzione per campagne dedicate
consentirà di veicolare consigli e buone pratiche
contro lo spreco alimentare verso un grandissimo
numero di cittadini. Prosegue, infatti, la campagna
di sensibilizzazione sulla riduzione dello spreco
alimentare domestico con iniziative in punto
vendita e sul web promossa da Auchan e Simply,
già impegnate nella vendita
dei prodotti sfusi e nel
recupero di prodotti prossimi
alla scadenza; in tutti i
punti vendita IKEA vengono
distribuite le eco-vaschette
anti-spreco realizzate in
collaborazione con WWF;
prosegue anche l’iniziativa
sviluppata con Autogrill che
prevede che i rifiuti organici
diventino compost attraverso
un progetto sperimentale che
coinvolge le aree di servizio
autostradali di Villoresi Est,
Brianza Nord e Brianza Sud. Con la crisi si abbandona la Dieta Mediterranea
La Dieta Mediterranea rischia di fare la
fine di ‘Cenerentola’: abbandonata dagli
italiani che l’anno scorso hanno ridotto i
consumi di alcuni alimenti base dello stile
di vita alimentare ‘in salsa tricolore’. Lo
segnalano la Coldiretti e il Barilla Center
for Food and Nutrition: nel 2014 si registra
un -4% per l’olio extravergine d’oliva, un
-7% per il pesce, e un -4% per la verdura
fresca rispetto ai consumi del 2013, secondo le elaborazioni su dati Ismea nel primo
bimestre dell’anno.
In difesa della dieta mediterranea la
Coldiretti ha deciso dunque di scendere
in campo non solo con l’operazione ‘SOS
frutta’ ma anche decidendo di aderire
agli obiettivi del Protocollo di Milano per Expo
2015. L’associazione si aggiunge ai sottoscrittori
dell’Accordo su Cibo e Alimentazione promosso
dalla Fondazione Barilla Center for Food Nutrition.
Il Consiglio Europeo, ricordano i promotori, ha di
recente invitato i 28 Stati membri dell’Unione Europea a incoraggiare la società civile a una sana alimentazione, sottolineando l’importanza dei regimi
alimentari che contribuiscono a condurre una vita
in salute.
Come la Dieta Mediterranea appunto, iscritta
dall’Unesco dal 2010 nella lista rappresentativa del
patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Una
dieta ricca di alimenti indicati come sani, tra cui
frutta, cereali integrali, verdura, carne magra, pesce,
olio di oliva in sostituzione dei grassi saturi. Pane,
pasta, pesce, frutta, verdura, olio extravergine e il
tradizionale bicchiere di vino, se consumati a tavola
in pasti regolari, si sono dimostrati un elisir di lunga
vita per gli italiani: nel corso di 10 anni sono più
che raddoppiati (+138%) gli ultracentenari presenti
nel Belpaese, che può contare su 15.080 over 100,
secondo l’ultimo censimento Istat del 2011.
Gli italiani “sono tra i più longevi del mondo con
una vita media che ha raggiunto i 79,4 anni per gli
uomini e gli 84,5 per le donne. Ma il futuro è preoccupante. L’Italia - conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - ha la fortuna di poter contare su un patrimonio agricolo legato al territorio
in grado di esprimere eccellenze dal punto di vista
ambientale, qualitativo, della sicurezza alimentare
e per la salute, che rappresenta il vero valore aggiunto del ‘Made in Italy’. L’impegno per una corretta
alimentazione è una responsabilità di tutti, perché
stimolare uno stile di vita sano partendo dalla dieta
significa garantire un futuro migliore alle persone e
al pianeta”.
Guido Barilla, presidente della Fondazione BCFN,
si dice “molto lieto” di ricevere l’adesione di Coldiretti al Protocollo di Milano. La Fondazione BCFN
ha chiesto alla Commissione Europea di sviluppare
un programma di lungo termine attraverso gli stati
membri per promuovere le diete sostenibili, illust-
randone i vantaggi salutistici e ambientali rispetto
ad altri regimi alimentari.
“Mangiare con calma, con gusto, riappropriandosi di uno stile di vita naturale e salutare dove
a ogni atto sia riconosciuta la giusta velocità. Si
parla comunemente di dieta intesa come selezione di cibi e quantità di cibi, in realtà la dieta ha
un significato ben più ampio che investe tutto il
nostro agire, e se guardiamo al passato, possiamo prendere a piene mani le lezioni dei nostri
antenati. I dati della letteratura, così come quelli
storici, indicano la dieta mediterranea come una
delle migliori diete in senso assoluto per ciò che
concerne il benessere fisico e la prevenzione delle
malattie croniche degenerative - spiega Giuseppe
Fatati, presidente della Fondazione Adi (Associazione Dietetica Italiana) - per quanto strano possa
sembrare, non è affatto un assurdo accostare le
parole dietologia e Medioevo. La dietetica in quegli
anni riguardava l’igiene, il sonno, la qualità del luogo e del clima, la pratica di sport o di danza, il sesso
o la caccia. Antimo, medico
bizantino del VI sec. e la
Scuola Medica Salernitana
già a quei tempi insistevano
sull›importanza della digestione e sulla necessità di
variare l›alimentazione, includendo frutta, verdura, legumi,
olive e olio d’oliva, pesce,
cereali e vino rosso, tutti
prodotti tipici del mediterraneo». L’invito di Adi, quindi, è
quello di scoprire il benessere
della mediterraneità in questo periodo di risposo, per poi
non poterne più fare a meno.
Lo yogurt è lo
snack
preferito in Italia
Non più pausa caffè. Gli italiani si rivelano salutisti
all’ora dello spuntino e uno su 2 sceglie lo yogurt
come ‘spezza fame’. Mentre in Europa si gioca un
testa a testa fra cioccolato e frutta fresca, consumati rispettivamente dal 64% e dal 62% della popolazione. La “Nielsen Global Survey on Snacking
Trends”, condotta su 30 mila persone in 60 Paesi,
tra cui il nostro, fotografa la merendina in salsa tricolore: non tutti gli abitanti del Belpaese mettono
sul piatto i loro desideri alimentari più reconditi. Il
51% si rifugia nello yogurt, ma sogna il cioccolato.
Tanto che nella scala della preferenza assoluta ‘l’oro
nero’ vince di 10 punti (21% contro 11% dello yogurt). E questo perché mangiucchiare per un italiano su 5 viene vissuto come un modo per migliorare
l’umore, e per il 17% come un viatico per combattere lo stress. E se
9 connazionali su
10 si concedono
la pausa merenda
almeno 7 volte
al mese, il 43%
è anche attento
agli ingredienti e
indica fra i requisiti base del suo
menu spezza fame
l’assenza di OGM,
insieme all’uso di
componenti naturali e l’assenza di
coloranti. Lo stesso succede nel resto d’Europa, ma non altrettanto
negli altri continenti.
Quanto ai prodotti più consumati lungo la Penisola, al secondo posto l’agognato cioccolato che
vince sulla frutta fresca, relegata al gradino più
basso del podio. Momento di piacere, opportunità
per soddisfare una voglia, ma senza dimenticare
la freschezza, caratteristica principale di uno stuzzichino ideale per il 42% degli intervistati. ‘Cenerentole’ nel menù delle pause tricolore, come nel resto
del mondo, i prodotti piccanti (indicati solo 13% del
campione), quelli amari (8%) e gommosi (6%).
All’assenza di glutine o di caffeina viene riservata
poca attenzione (sono i requisiti rispettivamente
indicati dal 10 e 11% degli intervistati). La merendina dei sogni deve invece contenere pochi zuccheri
(per il 32% del campione), grassi (28%), sale (26%),
calorie (26%), fruttosio (23%), carboidrati (20%).
Gli ingredienti più gettonati sono, sul fronte salutistico, le fibre (segnalate dall’80% dei rispondenti),
le componenti integrali (25%) e le proteine (22%).
Dal punto di vista dietetico, per il 25% degli italiani
lo snack rimane comunque un modo per soddisfare
solo la “piccola fame” tra un pasto e l’altro.
Chi sfrutta lo spuntino come nutrimento è il 20%,
sotto la media europea
del
26%.
Rimane molto
basso il consumo come
sostituto dei
pasti, che attualmente
pesa il 15%
relativamente
alla colazione,
il 9% per il
pranzo, l’8%
per la cena.
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LONDRA SERA
TRENTINO WINE TASTING
Nella foto scattata durante la presentazione dei vini del Trentino si notano da sinistra a destra: Mirella (Alivini); Michael Garner (Master
of Wine); Laura Bianchini (20 Ways Ltd.); Gianni Segatta (Alivini); Michele Tomasi (La Cadalora); Emilio Mascia (20 Ways Ltd).
20 Ways, in collaborazione
con Alivini Company Ltd, ha
celebrato il Trentino ed i suoi
vini lo scorso 12 marzo. Una
vera e propria ‘masterclass’
condotta dal Master of Wine
Michael Garner, che ha introdotto magnificamente la
Regione Trentino, offrendo
un’affascinante panoramica
su quelle che sono le referenze
più caratteristiche e preziose.
Le cantine protagoniste erano Cantina d’Isera e Azienda
Agricola La Cadalora. Solamente vitigni autoctoni per
questa occasione speciale,
rappresentati nel mercato britannico da 20 Ways Ltd: Marzemino, Spumante Trento Doc,
Majere Casetta e Pinot Nero
Vignalet. Re fra i bianchi fermi
un particolarissimo Chardonnay dell’Azienda Agricola La
Cadalora. Per l’occasione,
20 Ways Ltd ha abbinato
un’interessante proposta gastronomica legata al Trentino
ed alle sue tipicità.
La qualità e la peculiarità
delle etichette in mostra hanno davvero deliziato e sorpreso i gusti dei convenuti.
Un gruppo di ospiti mentre degustano i vini del Trentino.
Laura Bianchini e Michael Garner.
Gruppo Formaggi del Trentino e salumi Belli, in assaggio per i partecipanti.
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LONDRA SERA
FOTO
NEWS SPECIAL
HAPPINESS IS A PIZZA
CALLED FRATELLI LA BUFALA
The Ristorante
Pizzeria Fratelli
La Bufala’s team
(Shaftesbury Avenue, Piccadilly)
are celebrating
the news of
the forthcoming opening in
Knightsbridge
Green of a new
restaurant.
VINI IACOVAZZO
I vini della Tenuta Iacovazzo sono stati presentati durante Vinoteca 2015 svoltasi
all’Ironmonger’s Hall di Barbican. Pictured here are Carlo, Luca e Claudio Iacovazzo.
AMISHA: WE ARE THE
GREATEST
Amazing news for
the Italian Restaurant
Amisha: for the last
two months Amisha
has been voted the 4th
‘Best Italian Restaurant’
(Zucca it’s number 2)
and is now number 6
for ‘Best Vegetarian
Options’. Amisha is now
number one for ‘Best
Kid Friendly Restaurant’.
Congratulations!!!
CONSORZIO DEL PROSCIUTTO
DI
PARMA
Laua Wheatley and friends,
from the Dialogue Agency,
pictured during Vinoteca
2015 at Ironmonger’s Hall,
Barbican, running the hugely successful Parma Ham
and Parmiggiano Reggiano
Consorzio stall, organized
by the Italian Chamber of
Commerce and Industry in
the UK.
At L’ARTE DI CUCINARE we can fulfill any requirements for a small or large party (up to 80 people), in a comfortable and relaxed atmosphere, either for a romantic occasion or a casual evening with friends and family.
Carlo Barbieri will always give you a warm welcome.
6
LONDRA SERA
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Tel 020 7373 2219
LONDON AIRPORTS
BELFAST
International Airport
Tel 0289 448 4848
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INTERNATIONAL ORGANIZATION
FOR MIGRATION UK (IOM)
Tel 020 7233 0001
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Tel 0844 800 3314
THE POPPY PROJECT
Tel 020 7735 2062
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London Heathrow
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Tel 0844 3351801
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EAVES
Tel 0207 735 2062
www.eaves4women.co.uk
London City Airport
Tel 020 7646 0088
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THE SAMARITANS
Tel 0845 790 9090
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London Luton Airport
Tel 0158 240 5100
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through ‘Londra Sera’ or ‘Daily Italian’
(the Editor)
LONDRA SERA
Convegno sulla
lingua italiana
Si è svolto presso l’Ufficio per l’Italia del Parlamento Europeo a Roma il convegno “La lingua italiana
come strumento di dialogo interculturale, sviluppo e crescita economica”, iniziativa organizzata
dall’Associazione Scuole di Italiano come Lingua
Seconda (ASILS) che si propone di proseguire la collaborazione tra pubblico e privato sul tema avviata
dagli Stati Generali della Lingua italiana celebrati a
Firenze nello scorso mese di ottobre.
A salutare i presenti Jacopo Viciani, della segreteria particolare del sottosegretario, che ha richiamato l’importanza dell’appuntamento fiorentino, cui
hanno contribuito anche le scuole che insegnano
l’italiano in Italia e all’estero, e segnalato come occorra tener vivo l’entusiasmo, oltre che lavorare per
la realizzazione concreta degli impegni assunti con
il documento finale degli Stati Generali. “Siamo riusciti nel nostro intento di creare una mobilitazione
di popolo, nella chiamata a raccolta del partito della
lingua italiana, di coloro che credono – spiega – che
diffondere la nostra lingua nel mondo non sia solo
una missione culturale ma anche un’opportunità
economica”. Richiama poi i passi avanti compiuti
da ottobre: in corso la creazione di una banca dati
per favorire l’inserimento dei laureati in didattica
dell’italiano da parte del Maeci in collaborazione
con la Crui; sul fronte del volontariato linguistico
internazionale, vengono segnalate 25 università
straniere che accoglieranno giovani impegnati nel
servizio civile all’estero per progetti di insegnamento dell’italiano; in fase di raccolta anche i dati sulla
diffusione dell’italiano nel mondo che verranno diffusi a Firenze nel corso della XV edizione della Settimana della Lingua Italiana – ottobre 2015, - evento
per cui si prevede anche l’operatività del portale
unificante tutte le risorse dedicate all’apprendimento della lingua italiana, cui stanno lavorando Maeci,
Miur e Poligrafico della Stato. Nel 2016 è previsto
inoltre un nuovo incontro degli Stati generali a Firenze per monitorare le attività messe in campo.
“L’insegnamento dell’italiano non è solo un atto
dovuto per valorizzare la nostra cultura – prosegue
Viciani - ma è un vero e proprio affare economico,
sia per il sistema Italia, perché attrae turisti, genera
export e investimenti, sia perché crea nell’immediato un ritorno economico”. Per ogni euro pubblico
destinato agli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana all’estero – dice - si genera un ritorno
economico sul fronte privato che equivale al doppio
e in taluni casi al triplo – in aree come l’Africa – o
a 5 volte tanto – in America latina. Si tratta quindi di un comparto che “può creare occupazione e
generare profitto”, sottolinea Viciani, evidenziando
la necessità di intercettare la domanda di italiano
oggi presente nel mondo favorendo il moltiplicarsi
delle imprese culturali, come scuole private che potrebbero affiancarsi alle realtà pubbliche impegnate in questo settore con strumenti quali il credito
agevolato o quelli già esistenti per l’internazionalizzazione. Per un salto di qualità della diffusione
della lingua italiana all’estero è quindi necessario
un cambio di mentalità che associ a tale settore la
possibilità di fare profitto, così da coinvolgere – in
tempi di ristrettezze economiche – le imprese private in tale attività, visto anche il crescere della classe
media nei Paesi emergenti.
Conferma la capacità di attrazione esercitata
dalla lingua italiana anche il capo dell’Ufficio per
l’Italia del Parlamento europeo, Daniel Ractliffe,
che si definisce lui stesso un “esempio vivente di
tale capacità di attrazione. Ho avuto modo di constatare l’interesse per l’italiano da parte di giovani
provenienti da Paesi con un alto tasso di crescita
economica, come la Cina, e questo dimostra – afferma Ractliffe – che possiamo aver fiducia nel futuro
culturale di questo mondo globalizzato. Questo è
anche un esempio del funzionamento della diplomazia culturale italiana; in un mondo che non è più
eurocentrico, chi studia la lingua di Dante diventa
ambasciatore di cultura e valori europei”.
Dal Parlamento Europeo ha inviato un video messaggio Gianni Pittella, capogruppo dell’Alleanza
progressista dei Socialisti e Democratici, che sottolinea come si debba investire sulla promozione della
nostra lingua come volano dello sviluppo, intervenendo su criticità come le procedure burocratiche
e sul sistema di certificazione dei docenti e dell’apprendimento.
Ad illustrare l’attività dell’ASILS, nata nel 1991
e che riunisce oggi 42 scuole presenti in 10 regioni del territorio nazionale, la presidente Francesca
Romana Memoli: gli studenti stranieri che hanno
frequentato i corsi attivati dalle scuole dell’associazione sono stati nel 2013 24 mila, per un totale
di 301 corsi della durata media di 4,5 settimane. Il
fatturato raggiunge i 20,9 milioni di euro e arriva
sino a 42 milioni di euro se consideriamo anche
l’indotto che ruota intorno alla permanenza degli
studenti stranieri in Italia (alloggi, visite e attività
culturali etc). L’associazione tiene alla qualità dei
servizi offerti e dei suoi insegnanti, qualificati e assunti per la maggior parte con un contratto nazionale. Negli ultimi anni è aumentato in particolare
il personale che collabora nell’ambito web, in linea
con la trasformazioni del comparto, che affianca alle
lezioni frontali sempre più anche l’utilizzo dei social
media. Un’analisi dell’Asils rileva come i primi Paesi
di provenienza degli studenti dei corsi offerti siano
Stati Uniti e Germania (che registrano tuttavia un
calo rispetto al 2012), Russia, Svizzera (in aumento), Giappone, Regno Unito, Francia, Brasile e Paesi
Bassi. Sono studenti, ma anche lavoratori (36%) e
appartenenti a tutte le fasce d’età, anche più elevate rispetto a quella classica degli universitari. Sono
soprattutto permanenze stagionali, che si concentrano nei mesi estivi anche se l’impegno è quello
di destagionalizzare la permanenza. Richiamato anche l’investimento nel marketing: 2 milioni di euro
nel 2013, una media di 58 mila euro a scuola, promozione cui Memoli auspica possano collaborare
maggiormente le istituzioni in iniziative condivise. Il
punto di forza segnalato dall’Aisls resta la capacità
attrattiva costante che l’italiano esercita – il numero
degli studenti e dei corsi non ha subito significative
variazioni rispetto al 2012 – mentre le criticità sono
la scarsa interazione con il pubblico, la mancanza di
coinvolgimento nei tavoli di lavoro istituzionali in
cui si affrontano i temi dell’insegnamento dell’italiano, l’esclusione dei soggetti privati nei progetti di
insegnamento linguistico ministeriali. La presidente
chiede inoltre un intervento normativo sul rilascio
dei visti, che preveda tra le fattispecie per la loro
concessione anche quella per lo studio della lingua
italiana.
Per il Ministero degli Affari esteri e la Cooperazione internazionale interviene Stefano Zanini,
capo ufficio III della Direzione Generale del Sistema
Paese, che segnala come si stia lavorando per la raccolta di dati più precisi sulla diffusione dell’italiano
nel mondo, esigenza avanzata nel corso degli Stati
generali. “Il ministero – afferma – aveva censito nel
2012 circa 550 mila studenti di italiano all’estero,
ma erano quelli che risultavano partecipare solo alle
iniziative in qualche modo collegate con il Maeci attraverso i contributi destinati a questo scopo. Il numero è stato poi progressivamente ampliato fino ad
arrivare a 1 milione e 500 mila studenti”, continua
Zanini, segnalando come resti però ancora molto lavoro da fare sui numeri, sia quantitativamente che
qualitativamente. In particolare occorre un esame
sulle motivazioni che spingono alla scelta dell’italiano come seconda lingua di studio, analisi che egli
invita l’associazione a condividere, così come tiene
a sottolineare sia aperto il lavoro messo in campo
con il documento finale degli Stati generali. Altro
fronte di lavoro da parte del Maeci è la certificazione della qualità di insegnamento ed insegnanti,
tema su cui si sta riflettendo in collaborazione con
le università.
Ricorda le cifre legate al turismo in Italia Cristia-
no Radaelli, commissario straordinario dell’Enit, che
parla di una percentuale del nostro Pil riconducibile
al settore del 9%, di 90 miliardi di euro di ricchezza
generata e 2,6 milioni di posti di lavoro. La sollecitazione è anche in questo caso quella di fare di
più, perché le “rendite di posizione non bastano.
L’Italia potrebbe essere e tronare ad essere la prima
meta turistica d’Europa, mentre non ha saputo cogliere l’aumento del flusso turistico mondiale e oggi
è superata da Paesi come la Francia e la Spagn”,
prosegue Radaelli. Per il commissario straordinario
dell’Enit, dunque, “la bellezza non basta in un mercato altamente competitivo come quelle turistico; la
presenza di stranieri in Italia per frequentare corsi
di italiano potrebbe costituire una leva per lo stesso
settore turistico, sino ad oggi poco utilizzata. (V.P.)
Audizione del
Comitato
Promotore
degli Stati
Generali dell’Associazionismo
È tornato a riunirsi alla Camera dei Deputati il Comitato Permanente sugli italiani nel mondo e la Promozione del Sistema Paese. Un’audizione informale
nel corso della quale i deputati hanno incontrato i
rappresentanti del Comitato Promotore degli Stati Generali dell’Associazionismo degli italiani nel
mondo.
“È stata un’audizione molto importante – ha
spiegato il presidente del Comitato della Camera
Fabio Porta - perché gli Stati Generali dell’Associazionismo degli italiani nel mondo rappresentano un’opportunità unica di riflessione sulla nuova
presenza italiana all’estero non soltanto in termini
di nuove mobilità, ma anche di un ripensamento
generale del ruolo e della presenza degli italiani
nel mondo attraverso il sistema delle associazioni
e delle forme di rappresentanza che oggi comunque
sono rimesse in discussione da novità di tipo non
solo istituzionali, ma anche sociali ed economiche.
Cambiamenti che hanno trasformato il nostro Paese, ma che hanno fatto diventare un’altra cosa
anche l’Italia nel mondo, rispetto a quella che tanti
di noi avevano conosciuto e per la quale abbiamo
lavorato negli anni. Abbiamo quindi
convocato questa audizione perché
crediamo come Comitato di dover
essere parte integrante di questo
processo di cui i promotori degli Stati
Generali si sono fatti carico”. Per quanto concerne gli argomenti
trattatati nel corso dell’audizione Porta ha segnalato come si sia parlato
in primo luogo del “forum che sarà
organizzato probabilmente a giugno
dal Comitato Promotore degli Stati
Generali del quale fanno parte tutte
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le più grandi e storiche organizzazioni della presenza italiana nel mondo. Durante l’incontro – ha
aggiunto Porta - sono stati evidenziati alcuni temi
come quello della rappresentanza e del riconoscimento formale dell’associazionismo e del terzo
settore non solo in Italia, ma anche all’estero. Si
è inoltre parlato della questione del volontariato,
delle nuove mobilità e delle presenze italiane nel
mondo che comunque diventano anche tematiche
trasversali, una cartina di tornasole con cui rileggere
il ruolo di chi opera in questo versante degli italiani
all’estero”.
Porta ha poi sottolineato quanto sia importante
, anche per rimettere in carreggiata il lavoro svolto su queste materie in Parlamento, la capacità di
riflessione e di mettersi in discussione di fronte ai
cambiamenti espressa da queste storiche associazioni del mondo dell’emigrazione. “La questione
– ha rilevato il presidente del Comitato – è quella del rinnovo dell’associazionismo alla luce dei cambiamenti dell’ultimo decennio, come ad esempio il
nuovo sistema di rappresentanza degli italiani all’estero, una rinnovata ondata migratoria dall’Italia
verso l’estero, una italianità sempre più fatta non
tanto di cittadini, ma di oriundi, di amici dell’Italia e di italici. Si tratta quindi anche di rimettere in
discussione certi parametri che sono superati e che
a volte anche le nostre autorità e il nostro ministero
degli Esteri fanno fatica a superare”.
“Nel corso dell’incontro – ha aggiunto Porta – è
inoltre emersa in maniera particolare la questione
già accennata, a cui le associazioni tengono molto,
del riconoscimento giuridico dell’associazionismo
italiano nel mondo. Un problema che noi abbiamo
più volte posto sia con una specifica proposta di
legge, sia chiedendo al governo e al sottosegretario al Welfare Luigi Bobba, che segue la questione
della riforma del terzo settore, che in questo ambito
siano tenute presenti le specificità degli italiani nel
mondo”.
Porta ha anche segnalato come il Comitato nei
prossimi mesi di lavoro intenda riprendere alcune
questioni importanti e urgenti, come ad esempio
quella dell’esenzione dall’Imu, su ci sono state presentate delle specifiche interrogazioni, e quella della stipula della convenzione fra i patronati e Maeci.
“Riaffronteremo – ha infine aggiunto Porta - anche
il tema dell’internazionalizzazione. Lo abbiamo
già approfondito, ma adesso lo vorremmo affrontare con particolare riferimento all’appuntamento
dell’Expo rispetto alle nostre comunità all’estero e
alle collettività di affari italiane nel mondo”. (G.M.)
LA RICETTA
DELLA SETTIMANA
Pasta ai Ricci di Mare
Ingredienti: 400 gr spaghetti n.5 (quelli grossi); 2 kg ricci di mare vivi; olio extra-vergine d’oliva; aglio; peperoncino; prezzemolo fresco, sale.
Esecuzione: In una padella, soffriggere nell’olio l’aglio schiacciato e un po’ di peperoncino. Per aprire i ricci afferrarli con la mano sinistra protetta da un panno e infilare la lama più appuntita di una forbice nell’opercolo alla
base del riccio; tagliare il guscio tracciando un raggio nella parte piatta, quindi seguire la circonferenza. Eliminata
la base, raccogliere il liquido filtrandolo in una ciotola e disporre in un’altra ciotola gli spicchi aranciati, tolti dai
gusci con un cucchiaino. Quando gli spaghetti saranno bene al dente scolarli e passarli nella padella. Aggiungere
la polpa di riccio e mantecate delicatamente per pochi secondi. Condire prima di presentare i piatti con un pizzico
di prezzemolo appena tritato.
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LONDRA SERA
Alle origini
del gusto
Il cibo a Pompei
e nell’Italia
antica
L’idea di una mostra ad Asti sull’alimentazione nel
mondo antico si ispira alle linee guida dell’Expo
2015 di Milano, “Nutrire il Pianeta. Energia per la
Vita”, quando ricordano che “la qualità e la genuinità del cibo vanno di pari passo con la tradizione
consolidata nelle attività di coltivazione e di allevamento dei popoli e delle comunità locali, frutto di
esperienze millenarie sulle quali oggi si innestano
forti innovazioni scientifiche e tecnologiche”.
Oggi come in passato, il cibo è uno dei principali fattori che qualificano una civiltà, strettamente
connesso alla sfera sociale e religiosa, concorre alla
creazione del senso di appartenenza e a quella che
definiamo identità culturale e da lì alla comunicazione interculturale. La mostra “Alle origini del gusto.
Il Cibo a Pompei e nell’Italia antica”, promossa dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e Fondazione
Palazzo Mazzetti, curata da Adele Campanelli e
Alessandro Mandolesi, condurrà il visitatore in un
viaggio alle origini del comportamento alimentare
italiano in un contesto, Asti e il suo territorio, rino-
mato per una produzione agro-alimentare che affonda le radici in un passato ricco di testimonianze
locali.
Partendo dall’invito a un banchetto di età romana in un itinerario a ritroso nel tempo, anche
attraverso approfondimenti su alcuni significativi
prodotti della terra (grano, olio, vino) si compone
un quadro esaustivo delle abitudini alimentari e
produttive dei maggiori popoli antichi che vissero
in Italia. Un’impostazione innovativa e originale
basata sull’incontro fra archeologia e tecnologia
dove le ricostruzioni delle attività e delle consuetudini alimentari dei Romani focalizzeranno, di volta
in volta, situazioni singolari relative alle altre importanti civiltà che si sono sviluppate sul territorio
italiano: dai Greci agli Etruschi, fino agli Italici. Le
conoscenze sulla produzione e sulla cucina romana,
e in parte anche greca ed etrusca, sono vaste e basate su fonti di natura molteplice: letterarie, archeologiche, paleo-ambientali. I testi scritti in particolare
sono numerosi: si cita a titolo esemplificativo il
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LONDRA SERA
FOTO DI COPERTINA:
Taberna romana, Pompei
NELLA STESSA PAGINA IN SENSO
ANTI ORARIO:
Banchetto a Pompei
Vusuta alla domus romana di Via
Varrone
IN QUESTA PAGINA, DALL’ALTO IN
SENSO ORARIO:
Piatti da pesce dall’area di Paestum
Pranzo nell’antica Roma
Uva. Pittura parietale, 79 d.C.
Pompei
Thermopolium. Via di Diana. III
sec.d.C., Ostia
Ricostruzione di un ambiente
domestico. Età nuragica
‘Coco’ con aglio
Natura morta antica
noto manuale di ricette pervenutoci sotto il nome
di Apicio, o la cena di Trimalcione nel Satyricon di
Petronio oppure la Edifagetica di Archestrato di
Gela, una specie di prima guida gastronomica del
mondo antico, ma l’elenco potrebbe continuare a
lungo. Notevole anche il corpus delle informazioni
fornite dall’archeologia, soprattutto la quantità di
dati dall’area vesuviana: Pompei, Ercolano e Stabia
centri seppelliti dall’eruzione del 79 d.C. restituiscono rappresentazioni figurate, ambienti completi
di arredamenti, impronte di coltivazioni, reperti botanici, zoologici e anche veri cibi carbonizzati.
Una sequenza di luoghi e di ambientazioni collegati al consumo, all’elaborazione e alla produzione degli alimenti, corrispondenti alle varie sezioni
espositive con un taglio mirato ad illustrare sia la
preparazione e la presentazione dei cibi sia le tecniche di coltivazione con la ricostruzione di un antico paesaggio agrario italiano.
In occasione della mostra è possibile visitare la
domus romana di Via Varrone della seconda metà
del I secolo d.C., situata presso la porta urbica occidentale (Torre Rossa) dove terminava il decumano
massimo (coincidente con l’odierno Corso Alfieri).
Tra i resti della costruzione, riaperta al pubblico con
un allestimento aggiornato, è di particolare interesse il tappeto a mosaico che decorava il pavimento
della sala da pranzo (triclinium).
Un inedito ciclo di conferenze, sarà dedicato ad alcuni aspetti dell’alimentazione nell’antichità e avrà
da marzo, con cadenza mensile, fino a giugno. Più in
particolare si parlerà, tra l’altro, di vino, olivocultura,
produzione olearia, ma anche dell’alimentazione a
Pompei grazie ai risultati degli studi su reperti organici e vegetali (come semi, frutti e pane, sopravvissuti all’eruzione del 79 d.C.), e del cibo consacrato alle divinità.
La mostra ha ispirato l’estro di sei artisti contemporanei che hanno sposato con entusiasmo questa
iniziativa che fin da subito ha avuto il sapore di una
sfida; l’arte contemporanea incontra l’archeologia
dandosi appuntamento in un luogo inusuale: il
bookshop di Palazzo Mazzetti. Sensibilità, forza
espressiva e grinta hanno preso così la forma delle
creazioni di Roberto Amadè (cantautore e pittore),
Simone Bordino (orafo), Gian Genta (scultore), Roberto Giannotti (designer e scultore), Paola Rattazzi
(pittrice) e Sergio Unia (scultore).
Dalla geniale penna dell’artista livornese Luca
Vinciguerra (pittore e scultore) è nata invece
l’originale mascotte ‘Coco’ che promette di diventare il simbolo di un ricco calendario di iniziative
collaterali alla mostra (cene a tema presso i ristoranti convenzionati, laboratori di archeo-cucina,
divertenti eventi rivolti ai bambini e alle famiglie e
molto altro ancora) da condividere anche attraverso
le reti sociali seguendo l’hashtag #originidelgusto e
la pagina Facebook di Palazzo Mazzetti.
La mostra, allestita fino al 5 luglio 2015, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e
Fondazione Palazzo Mazzetti, in collaborazione con
la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno,
Avellino, Benevento e Caserta e il Comune di Asti;
si avvale del patrocinio della Regione Piemonte e
della collaborazione di Civita per l’organizzazione
e la comunicazione; il catalogo è edito da Marsilio.
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FOTOGIORNALE
Una petizione per la lingua italiana proposta dalla
pubblicitaria ed esperta di comunicazione Annamaria Testa tramite il sito Change.org. è rivolta al
governo italiano, alle amministrazioni pubbliche, ai
media e alle imprese, cui viene chiesto di “parlare
un po’ di più, per favore, in italiano”. Questa la
petizione: La lingua italiana è la quarta più studiata
al mondo. Oggi parole italiane portano con sé dappertutto la cucina, la musica, il design, la cultura e
lo spirito del nostro paese. Invitano ad apprezzarlo,
a conoscerlo meglio, a visitarlo. Le lingue cambiano
e vivono anche di scambi con altre lingue. L’inglese ricalca molte parole italiane (“manager” viene
dall’italiano maneggiare, “discount” da scontare) e
ne usa molte così come sono, da studio a mortadella, da soprano a manifesto. La stessa cosa fa l’italiano: molte parole straniere, da computer a tram, da
moquette a festival, da kitsch a strudel, non hanno
corrispondenti altrettanto semplici, efficaci e diffusi.
Privarci di queste parole per un malinteso desiderio
di “purezza della lingua” non avrebbe molto senso.
Ha invece senso che ci sforziamo di non sprecare il
patrimonio di cultura, di storia, di bellezza, di idee
e di parole che, nella nostra lingua, c’è già. Ovviamente, ciascuno è libero di usare tutte le parole che
meglio crede, con l’unico limite del rispetto e della
decenza. Tuttavia, e non per obbligo ma per consapevolezza, parlando italiano potremmo tutti interrogarci sulle parole che usiamo. A maggior ragione
potrebbe farlo chi ha ruoli pubblici e responsabilità
più grandi.
Molti (spesso oscuri) termini inglesi che oggi inutilmente ricorrono nei discorsi della politica e nei
messaggi dell’amministrazione pubblica, negli articoli e nei servizi giornalistici, nella comunicazione
delle imprese hanno efficaci corrispondenti italiani.
Perché non scegliere quelli? Perché, per esempio,
dire “form” quando si può dire ‘modulo’, “jobs act”
quando si può dire ‘legge sul lavoro’, “market share” quando si può dire ‘quota di mercato’? Chiediamo all’Accademia della Crusca di farsi, forte del nostro sostegno, portavoce e autorevole testimone di
questa istanza presso il Governo, le amministrazioni
pubbliche, i media, le imprese. E di farlo ricordando
alcune ragioni per cui scegliere termini italiani che
esistono e sono in uso è una scelta virtuosa.
1) Adoperare parole italiane aiuta a farsi capire da
tutti. Rende i discorsi più chiari ed efficaci. È un fatto di trasparenza e di democrazia.
2) Per il buon uso della lingua, esempi autorevoli e
buone pratiche quotidiane sono più efficaci di qualsiasi prescrizione.
Made of
“Dillo
in italiano!” Italians
3) La nostra lingua è un valore. Studiata e amata nel
mondo, è un potente strumento di promozione del
nostro paese.
4) Essere bilingui è un vantaggio. Ma non significa infarcire di termini inglesi un discorso italiano,
o viceversa. In un paese che parla poco le lingue
straniere questa non è la soluzione, ma è parte del
problema.
5) In itanglese è facile usare termini in modo goffo
o scorretto, o a sproposito. O sbagliare nel pronunciarli. Chi parla come mangia parla meglio.
6) Da Dante a Galileo, da Leopardi a Fellini: la lingua
italiana è la specifica forma in cui si articolano il
nostro pensiero e la nostra creatività.
7) Se il nostro tessuto linguistico è robusto, tutelato
e condiviso, quando serve può essere arricchito, e
non lacerato, anche dall’inserzione di utili o evocativi termini non italiani.
8) L’italiano siamo tutti noi: gli italiani, forti della
nostra identità, consapevoli delle nostre radici,
aperti verso il mondo. (ER)
at Expo
2015
È stato prorogato al 31 marzo il termine per inviare
la propria Manifestazione d’interesse per fornitura
di beni e servizi nell’ambito del programma “Made
of Italians” di Expo Milano 2015. L’iniziativa si rivolge a tutti gli italiani residenti all’estero e a tutti
i cittadini stranieri di origine italiana. Il programma vuole incoraggiare queste persone a cogliere
l’occasione di Expo per tornare a visitare il proprio
Paese di origine. A tutti i cittadini che aderiranno
al programma, verranno riservate esclusive promozioni e offerte su un’ampia gamma di beni e servizi.
La procedura attivata da Expo Milano spa è finalizzata alla ricezione di manifestazioni di interesse alla fornitura di beni e servizi per il programma
“Made of Italians” a condizioni agevolate ed esclusive per il programma “Made of Italians” di Expo
Milano 2015 e rientrare nelle categorie merceologiche specificate nel documento. Per beni e servizi si
intende qualsiasi merceologia che potrebbe risultare d’interesse per il programma “Made of Italians”,
limitatamente ai settori: servizi di viaggio, musei
e mostre, ristorazione e divertimenti, shopping.
Le regioni italiane, tra cui la Puglia, stanno contribuendo alla diffusione locale di questa
selezione nazionale rivolta agli esercenti “con
l’obiettivo di consentire ai tantissimi pugliesi e
italiani nel mondo che quest’anno torneranno
in Italia per visitare Expo, di poter raggiungere la
regione e di trovare una fitta rete di alberghi, ristoranti, musei e negozi partner ufficiali di Expo
Milano 2015, con sconti e vantaggi riservati esclusivamente ai possessori del Pass Made of Italians”.
Le richieste di informazioni e le manifestazione
di interesse dovranno pervenire all’indirizzo email:
[email protected] . 13
LONDRA SERA
FOTOGIORNALE
Le città più pericolose per le donne
Non c’è nessuna città italiana nella classifica stilata dall’International Women’s Travel Center sulle 16 città più pericolose per le donne che
vede Bogotà al primo posto. Completano il
triste podio Città del Messico e Lima. Al quarto
posto New Delhi; a seguire Giacarta, Buenos
Aires, Kuala Lumpur, Bangkok, Mosca, Manila,
Parigi, Seoul, Londra, Pechino, Tokyo e New York.
“Non è matematicamente sicuro che se una
turista donna si reca in una città definita pericolosa,
questa rischi effettivamente qualcosa ma si rischia
stupri, violenze fisiche e psicologiche, percosse di
ogni genere e grado - commenta Giovanni D’Agata,
presidente dello Sportello dei Diritti, che ha rilanciato la notizia in Italia -. Soprattutto se tra le prime
16 riscontriamo anche rinomate città europee come
Londra o Parigi, rappresentano una minaccia per
le donne. Non sorprende certo che i primi posti
siano occupati da città che devono fare i conti con
il degrado socio-culturale del Paese. Ma a sorpresa
saltano fuori anche città economicamente forti. Tra
le prime 16 città della lista stilata, figurano infatti
anche Londra, Parigi, Tokyo e New York. Sebbene in
queste ultime, i rischi sono più correlati ai relativi
sobborghi”. L’insonnia caratterizza inventori e politici
Nikola Tesla, il padre dell’elettricità, dormiva
due ore a notte, l’ex premier Silvio Berlusconi e
l’Imperatore Napoleone Bonaparte dalle due alle
quattro, Barack Obama sei ore, Margaret Thatcher
meno di sei ore. Il patron di Microsoft Bill Gates
se ne concede sette e Jeff Bezos, il fondatore di
Amazon, ben otto. Winston Churchill avrebbe
avuto l’abitudine di riposare per quattro ore, ma
con un pisolino durante il giorno di 90 minuti. Geniali inventori come Thomas Edison appena 4-5
ore e Alexander Bell oscillava da 4 a 6.
Sono alcuni dei nomi di scienziati, politici, personalità del mondo della tecnologia, della finanza
e dei media, il cui sonno è protagonista della ricerca condotta dalla National Sleep Foundation e
pubblicata sul ‘Daily Mail’. Nonostante gli esempi
di Berlusconi, Thatcher e Obama, i politici sono la
categoria tra quelle esaminate dalla ricerca che
più spesso si concede anche 9 ore a notte.
Gli esperti raccomandano, alle persone tra i
18 e 65 anni, dalle sette alle nove ore di sonno
a notte per mantenere un benessere generale.
Leonardo da Vinci era solito dormire 20-40 minuti
ogni quattro ore. Un modello che, seppur vincente
nel caso del grande inventore italiano, secondo gli
ultimi studi - che hanno analizzato i rischi per la
salute legati alla qualità e quantità del sonno può provocare alcuni problemi. I ricercatori della
Tel Aviv University hanno scoperto che usare il
metodo del sonno interrotto equivale a non più di
quattro ore consecutive di riposo. Gli esperti hanno più volte sottolineato che una buona qualità
del sonno aiuta ad abbassare alcuni fattori rischio
per la salute come il sovrappeso, la pressione alta
sanguigna, il colesterolo e il diabete di tipo 2.
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