A SUCCESSFUL DEAL The San Carlo Cicchetti empire spreads into Qatar The photo shows the ‘godfather of modern Italian cooking’ Carlo Distefano with Mohamed Aljaber; their partnership, along with incredible vision and hard work, has resulted in one of the most successful restaurant empires of the last decade, spreading into Doha, Qatar and soon to the rest of the planet. It’s hard not to be swept along as Carlo shares his passion and phenomenal successes. The San Carlo Cicchetti’s story is the biggest leap forward in Britain’s culinary development since the Romans; with his great work Carlo Distefano has transformed the restaurant scene and made his mark on the world. Volatile and talented, articulate and inventive, Carlo Sito Ufficiale: www.londrasera.london Distefano has always gone his original way; his refreshing approach has changed for ever our eating out habits. With their authentic dishes, informal style and cool modern interior design, ‘San Carlo Cicchetti’ and ‘Signor Sassi’ revolutionized our socio-gastronomic culture and have now become the most influential restaurants in England. With many new restaurants soon to open in 5-star hotels and prestigious shopping venues, Carlo Distefano’s empire expands even further, while their formula menu style and even the decor are copied by restaurants across the land. The San Carlo Group shows for the first time the extent of the contribution their Restaurants have made to the way we eat out today: Signor Sassi, Cicchetti, Fumo, San Carlo Bottega, San Carlo Farmacia e Dolce, Signor Sassi Dubai, Kuwait City, Bangkok, Marriot Hotel, Selfridge Manchester combine authentic Italian food with luxurious yet relaxed surroundings. To be seen at Signor Sassi or San Carlo Cicchetti is to feel part of the international glamour scene, where anyone, anytime, can find themselves rubbing shoulders with megastars and major celebrities. The legendary Carlo Distefano has created a love affair with Italian food that transcends social barriers and national borders and whose impetus is going from strength to strength. Grafica: www.fotographic.eu 2 LONDRA SERA LONDRA SERA 3 A cura di Isabella Grimaldi de Monterval Prevenire lo spreco del cibo Lo spreco alimentare non è solo un problema di alimenti ma anche di impatti sulla biodiversità e sul clima, un allarme che il WWF rilancia nell’anno del vertice mondiale di Parigi. I dati resi noti nel rapporto “Food wastage footprint. Impacts on natural resources”, realizzato dal Dipartimento di Gestione Ambientale e delle risorse naturali della FAO, segnalano infatti che l’impronta di carbonio del cibo prodotto ma non mangiato e quindi sprecato ogni anno, viene stimata in 3.3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra complessiva che inserisce questo sconcertante dato di emissioni di prodotti che non vengono neanche utilizzati, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti. È un circolo vizioso perché, secondo studi recenti, il cambiamento climatico a sua volta potrebbe ridurre la produttività agricola, diminuendo le disponibilità alimentari globali e danneggiando le popolazioni più povere e le famiglie che basano il proprio reddito sulle colture, l’allevamento del bestiame e la pesca. Globalmente il consumo di acqua blu (un elemento importante dell’impronta idrica che riguarda l’acqua dolce prelevata dalla superficie o dalle falde e utilizzata, ad esempio, per scopi agricoli, come l’irrigazione) che è collegato allo spreco alimentare è di circa 250 km cubici, equivalenti al flusso annuale d’acqua del Volga oppure a tre volte il volume delle acque del Lago di Ginevra. Il cibo prodotto e sprecato occupa quasi 1.4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale. È difficile stimare l’impatto sulla biodiversità dello spreco alimentare a livello globale, comunque gli effetti negativi dell’espansione agricola e delle coltivazioni estensive è tale sulla frammentazione degli habitat e sulla perdita di biodiversità che appare veramente assurdo che una parte importante di quanto prodotto, con significativi impatti ambientali, vada addirittura sprecato. La perdita di terra, acqua e biodiversità attribuibile allo spreco alimentare come anche gli impatti negativi da esso provocati sul cambiamento climatico rappresenta un costo elevato per l’intera società non ancora ben quantificato. Il diretto costo economico dello spreco alimentare dei prodotti agricoli (escluso i prodotti del pescato) viene valutato sui 750 miliardi di dollari, una cifra equivalente al PIL della Svizzera. Nel suo programma ‘One Planet Food’, dedicato all’alimentazione sostenibile con un focus speciale sulla riduzione dello spreco alimentare lungo tutta la filiera e sotto l’egida della campagna ‘Think. Eat.Save’ di Unep-Fao, il WWF ha sviluppato iniziative di sensibilizzazione ed attivazione che stanno coinvolgendo milioni di italiani in comportamenti virtuosi e replicabili grazie alla collaborazione con importanti imprese del settore. Lo spreco sarà, inoltre, uno dei temi che caratterizzeranno la partecipazione di WWF ad EXPO 2015 che vedrà l’associazione impegnata in una serie di iniziative per portare l’alimentazione sostenibile all’attenzione del grande pubblico. La responsabilità è dei consumatori, che spendono in media 316 euro l’anno in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza essere consumato, ma anche di un sistema produttivo che troppo spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite totali, prima ancora che arrivino in tavola. L’alleanza stretta dal WWF con aziende della grande distribuzione per campagne dedicate consentirà di veicolare consigli e buone pratiche contro lo spreco alimentare verso un grandissimo numero di cittadini. Prosegue, infatti, la campagna di sensibilizzazione sulla riduzione dello spreco alimentare domestico con iniziative in punto vendita e sul web promossa da Auchan e Simply, già impegnate nella vendita dei prodotti sfusi e nel recupero di prodotti prossimi alla scadenza; in tutti i punti vendita IKEA vengono distribuite le eco-vaschette anti-spreco realizzate in collaborazione con WWF; prosegue anche l’iniziativa sviluppata con Autogrill che prevede che i rifiuti organici diventino compost attraverso un progetto sperimentale che coinvolge le aree di servizio autostradali di Villoresi Est, Brianza Nord e Brianza Sud. Con la crisi si abbandona la Dieta Mediterranea La Dieta Mediterranea rischia di fare la fine di ‘Cenerentola’: abbandonata dagli italiani che l’anno scorso hanno ridotto i consumi di alcuni alimenti base dello stile di vita alimentare ‘in salsa tricolore’. Lo segnalano la Coldiretti e il Barilla Center for Food and Nutrition: nel 2014 si registra un -4% per l’olio extravergine d’oliva, un -7% per il pesce, e un -4% per la verdura fresca rispetto ai consumi del 2013, secondo le elaborazioni su dati Ismea nel primo bimestre dell’anno. In difesa della dieta mediterranea la Coldiretti ha deciso dunque di scendere in campo non solo con l’operazione ‘SOS frutta’ ma anche decidendo di aderire agli obiettivi del Protocollo di Milano per Expo 2015. L’associazione si aggiunge ai sottoscrittori dell’Accordo su Cibo e Alimentazione promosso dalla Fondazione Barilla Center for Food Nutrition. Il Consiglio Europeo, ricordano i promotori, ha di recente invitato i 28 Stati membri dell’Unione Europea a incoraggiare la società civile a una sana alimentazione, sottolineando l’importanza dei regimi alimentari che contribuiscono a condurre una vita in salute. Come la Dieta Mediterranea appunto, iscritta dall’Unesco dal 2010 nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Una dieta ricca di alimenti indicati come sani, tra cui frutta, cereali integrali, verdura, carne magra, pesce, olio di oliva in sostituzione dei grassi saturi. Pane, pasta, pesce, frutta, verdura, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino, se consumati a tavola in pasti regolari, si sono dimostrati un elisir di lunga vita per gli italiani: nel corso di 10 anni sono più che raddoppiati (+138%) gli ultracentenari presenti nel Belpaese, che può contare su 15.080 over 100, secondo l’ultimo censimento Istat del 2011. Gli italiani “sono tra i più longevi del mondo con una vita media che ha raggiunto i 79,4 anni per gli uomini e gli 84,5 per le donne. Ma il futuro è preoccupante. L’Italia - conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - ha la fortuna di poter contare su un patrimonio agricolo legato al territorio in grado di esprimere eccellenze dal punto di vista ambientale, qualitativo, della sicurezza alimentare e per la salute, che rappresenta il vero valore aggiunto del ‘Made in Italy’. L’impegno per una corretta alimentazione è una responsabilità di tutti, perché stimolare uno stile di vita sano partendo dalla dieta significa garantire un futuro migliore alle persone e al pianeta”. Guido Barilla, presidente della Fondazione BCFN, si dice “molto lieto” di ricevere l’adesione di Coldiretti al Protocollo di Milano. La Fondazione BCFN ha chiesto alla Commissione Europea di sviluppare un programma di lungo termine attraverso gli stati membri per promuovere le diete sostenibili, illust- randone i vantaggi salutistici e ambientali rispetto ad altri regimi alimentari. “Mangiare con calma, con gusto, riappropriandosi di uno stile di vita naturale e salutare dove a ogni atto sia riconosciuta la giusta velocità. Si parla comunemente di dieta intesa come selezione di cibi e quantità di cibi, in realtà la dieta ha un significato ben più ampio che investe tutto il nostro agire, e se guardiamo al passato, possiamo prendere a piene mani le lezioni dei nostri antenati. I dati della letteratura, così come quelli storici, indicano la dieta mediterranea come una delle migliori diete in senso assoluto per ciò che concerne il benessere fisico e la prevenzione delle malattie croniche degenerative - spiega Giuseppe Fatati, presidente della Fondazione Adi (Associazione Dietetica Italiana) - per quanto strano possa sembrare, non è affatto un assurdo accostare le parole dietologia e Medioevo. La dietetica in quegli anni riguardava l’igiene, il sonno, la qualità del luogo e del clima, la pratica di sport o di danza, il sesso o la caccia. Antimo, medico bizantino del VI sec. e la Scuola Medica Salernitana già a quei tempi insistevano sull›importanza della digestione e sulla necessità di variare l›alimentazione, includendo frutta, verdura, legumi, olive e olio d’oliva, pesce, cereali e vino rosso, tutti prodotti tipici del mediterraneo». L’invito di Adi, quindi, è quello di scoprire il benessere della mediterraneità in questo periodo di risposo, per poi non poterne più fare a meno. Lo yogurt è lo snack preferito in Italia Non più pausa caffè. Gli italiani si rivelano salutisti all’ora dello spuntino e uno su 2 sceglie lo yogurt come ‘spezza fame’. Mentre in Europa si gioca un testa a testa fra cioccolato e frutta fresca, consumati rispettivamente dal 64% e dal 62% della popolazione. La “Nielsen Global Survey on Snacking Trends”, condotta su 30 mila persone in 60 Paesi, tra cui il nostro, fotografa la merendina in salsa tricolore: non tutti gli abitanti del Belpaese mettono sul piatto i loro desideri alimentari più reconditi. Il 51% si rifugia nello yogurt, ma sogna il cioccolato. Tanto che nella scala della preferenza assoluta ‘l’oro nero’ vince di 10 punti (21% contro 11% dello yogurt). E questo perché mangiucchiare per un italiano su 5 viene vissuto come un modo per migliorare l’umore, e per il 17% come un viatico per combattere lo stress. E se 9 connazionali su 10 si concedono la pausa merenda almeno 7 volte al mese, il 43% è anche attento agli ingredienti e indica fra i requisiti base del suo menu spezza fame l’assenza di OGM, insieme all’uso di componenti naturali e l’assenza di coloranti. Lo stesso succede nel resto d’Europa, ma non altrettanto negli altri continenti. Quanto ai prodotti più consumati lungo la Penisola, al secondo posto l’agognato cioccolato che vince sulla frutta fresca, relegata al gradino più basso del podio. Momento di piacere, opportunità per soddisfare una voglia, ma senza dimenticare la freschezza, caratteristica principale di uno stuzzichino ideale per il 42% degli intervistati. ‘Cenerentole’ nel menù delle pause tricolore, come nel resto del mondo, i prodotti piccanti (indicati solo 13% del campione), quelli amari (8%) e gommosi (6%). All’assenza di glutine o di caffeina viene riservata poca attenzione (sono i requisiti rispettivamente indicati dal 10 e 11% degli intervistati). La merendina dei sogni deve invece contenere pochi zuccheri (per il 32% del campione), grassi (28%), sale (26%), calorie (26%), fruttosio (23%), carboidrati (20%). Gli ingredienti più gettonati sono, sul fronte salutistico, le fibre (segnalate dall’80% dei rispondenti), le componenti integrali (25%) e le proteine (22%). Dal punto di vista dietetico, per il 25% degli italiani lo snack rimane comunque un modo per soddisfare solo la “piccola fame” tra un pasto e l’altro. Chi sfrutta lo spuntino come nutrimento è il 20%, sotto la media europea del 26%. Rimane molto basso il consumo come sostituto dei pasti, che attualmente pesa il 15% relativamente alla colazione, il 9% per il pranzo, l’8% per la cena. 4 LONDRA SERA TRENTINO WINE TASTING Nella foto scattata durante la presentazione dei vini del Trentino si notano da sinistra a destra: Mirella (Alivini); Michael Garner (Master of Wine); Laura Bianchini (20 Ways Ltd.); Gianni Segatta (Alivini); Michele Tomasi (La Cadalora); Emilio Mascia (20 Ways Ltd). 20 Ways, in collaborazione con Alivini Company Ltd, ha celebrato il Trentino ed i suoi vini lo scorso 12 marzo. Una vera e propria ‘masterclass’ condotta dal Master of Wine Michael Garner, che ha introdotto magnificamente la Regione Trentino, offrendo un’affascinante panoramica su quelle che sono le referenze più caratteristiche e preziose. Le cantine protagoniste erano Cantina d’Isera e Azienda Agricola La Cadalora. Solamente vitigni autoctoni per questa occasione speciale, rappresentati nel mercato britannico da 20 Ways Ltd: Marzemino, Spumante Trento Doc, Majere Casetta e Pinot Nero Vignalet. Re fra i bianchi fermi un particolarissimo Chardonnay dell’Azienda Agricola La Cadalora. Per l’occasione, 20 Ways Ltd ha abbinato un’interessante proposta gastronomica legata al Trentino ed alle sue tipicità. La qualità e la peculiarità delle etichette in mostra hanno davvero deliziato e sorpreso i gusti dei convenuti. Un gruppo di ospiti mentre degustano i vini del Trentino. Laura Bianchini e Michael Garner. Gruppo Formaggi del Trentino e salumi Belli, in assaggio per i partecipanti. 5 LONDRA SERA FOTO NEWS SPECIAL HAPPINESS IS A PIZZA CALLED FRATELLI LA BUFALA The Ristorante Pizzeria Fratelli La Bufala’s team (Shaftesbury Avenue, Piccadilly) are celebrating the news of the forthcoming opening in Knightsbridge Green of a new restaurant. VINI IACOVAZZO I vini della Tenuta Iacovazzo sono stati presentati durante Vinoteca 2015 svoltasi all’Ironmonger’s Hall di Barbican. Pictured here are Carlo, Luca e Claudio Iacovazzo. AMISHA: WE ARE THE GREATEST Amazing news for the Italian Restaurant Amisha: for the last two months Amisha has been voted the 4th ‘Best Italian Restaurant’ (Zucca it’s number 2) and is now number 6 for ‘Best Vegetarian Options’. Amisha is now number one for ‘Best Kid Friendly Restaurant’. Congratulations!!! CONSORZIO DEL PROSCIUTTO DI PARMA Laua Wheatley and friends, from the Dialogue Agency, pictured during Vinoteca 2015 at Ironmonger’s Hall, Barbican, running the hugely successful Parma Ham and Parmiggiano Reggiano Consorzio stall, organized by the Italian Chamber of Commerce and Industry in the UK. At L’ARTE DI CUCINARE we can fulfill any requirements for a small or large party (up to 80 people), in a comfortable and relaxed atmosphere, either for a romantic occasion or a casual evening with friends and family. Carlo Barbieri will always give you a warm welcome. 6 LONDRA SERA ANNUNCI ECONOMICI / CLASSIFIEDS UTILITÀ NATIONAL HEALTH SERVICE Tel 0845 4647 (NHS Direct 24 ore) www.myfamilydoctor.co.uk Tel 0845 468 0080 www.doctorcall.co.uk Tel 0844 257 0345 www.doctors24hour.co.uk Tel 020 7373 2219 LONDON AIRPORTS BELFAST International Airport Tel 0289 448 4848 www.belfastairport.com INTERNATIONAL ORGANIZATION FOR MIGRATION UK (IOM) Tel 020 7233 0001 STOP TRAFFICKING UK HELPLINE Tel 0844 800 3314 THE POPPY PROJECT Tel 020 7735 2062 WOMEN’S AIDS Tel 0845 702 3468 www.womensaid.org.uk London Heathrow International Airport Tel 0844 3351801 www.heathrowairport.com EAVES Tel 0207 735 2062 www.eaves4women.co.uk London City Airport Tel 020 7646 0088 www.londoncityairport.com THE SAMARITANS Tel 0845 790 9090 www.sanmaritans.org.uk Gatwick Airport Tel 0844 335 1802 www.gatwickairport.com London Luton Airport Tel 0158 240 5100 www.london-luton.co.uk Stansted Airport Tel 0844 335 1803 www.stanstedairport.com UK AIRPORT BIRMINGHAM International Airport Tel 0844 576 6000 www.birminghamairport.co.uk EXETER International Airport Tel 0139 236 7433 www.exeter-airport.co.uk LIVERPOOL John Lennon Airport Tel 0871 521 8484 www.liverpoolairport.com MANCHESTER AIRPORT Tel 0871 271 0711 www.manchesterairport.co.uk EDINBURGH AIRPORT Tel 0844 481 8989 www.edinburgairport.com GLASGOW AIRPORT Tel 0844 481 5555 www.glasgowairport.com CARDIFF AIRPORT Tel 0144 671 1111 www.tbicardiffairport.com THE SCARLET CENTRE Tel 020 7840 7142 RIGHTS OF WOMEN Tel 0207 251 6577 www.rightsofwomen.org.uk NATIONAL DOMESTIC VIOLENCE HELPLINE Tel 0800 200 0247 PROFESSIONISTI DOUBLE GLAZING REPAIR SERVICE Misted/Broken Glass, Hinges, Handles, Locks, “A” rated glass upgrades, Secondary Glazing, Fully qualified installer Free Advisory Service Call Vincenzo Laudano Mob 07958 916101 Tel 020 8368 4113 Email [email protected] C. 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Neither do we accept responsibility for any decisions made based on this information gained through ‘Londra Sera’ or ‘Daily Italian’ (the Editor) LONDRA SERA Convegno sulla lingua italiana Si è svolto presso l’Ufficio per l’Italia del Parlamento Europeo a Roma il convegno “La lingua italiana come strumento di dialogo interculturale, sviluppo e crescita economica”, iniziativa organizzata dall’Associazione Scuole di Italiano come Lingua Seconda (ASILS) che si propone di proseguire la collaborazione tra pubblico e privato sul tema avviata dagli Stati Generali della Lingua italiana celebrati a Firenze nello scorso mese di ottobre. A salutare i presenti Jacopo Viciani, della segreteria particolare del sottosegretario, che ha richiamato l’importanza dell’appuntamento fiorentino, cui hanno contribuito anche le scuole che insegnano l’italiano in Italia e all’estero, e segnalato come occorra tener vivo l’entusiasmo, oltre che lavorare per la realizzazione concreta degli impegni assunti con il documento finale degli Stati Generali. “Siamo riusciti nel nostro intento di creare una mobilitazione di popolo, nella chiamata a raccolta del partito della lingua italiana, di coloro che credono – spiega – che diffondere la nostra lingua nel mondo non sia solo una missione culturale ma anche un’opportunità economica”. Richiama poi i passi avanti compiuti da ottobre: in corso la creazione di una banca dati per favorire l’inserimento dei laureati in didattica dell’italiano da parte del Maeci in collaborazione con la Crui; sul fronte del volontariato linguistico internazionale, vengono segnalate 25 università straniere che accoglieranno giovani impegnati nel servizio civile all’estero per progetti di insegnamento dell’italiano; in fase di raccolta anche i dati sulla diffusione dell’italiano nel mondo che verranno diffusi a Firenze nel corso della XV edizione della Settimana della Lingua Italiana – ottobre 2015, - evento per cui si prevede anche l’operatività del portale unificante tutte le risorse dedicate all’apprendimento della lingua italiana, cui stanno lavorando Maeci, Miur e Poligrafico della Stato. Nel 2016 è previsto inoltre un nuovo incontro degli Stati generali a Firenze per monitorare le attività messe in campo. “L’insegnamento dell’italiano non è solo un atto dovuto per valorizzare la nostra cultura – prosegue Viciani - ma è un vero e proprio affare economico, sia per il sistema Italia, perché attrae turisti, genera export e investimenti, sia perché crea nell’immediato un ritorno economico”. Per ogni euro pubblico destinato agli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana all’estero – dice - si genera un ritorno economico sul fronte privato che equivale al doppio e in taluni casi al triplo – in aree come l’Africa – o a 5 volte tanto – in America latina. Si tratta quindi di un comparto che “può creare occupazione e generare profitto”, sottolinea Viciani, evidenziando la necessità di intercettare la domanda di italiano oggi presente nel mondo favorendo il moltiplicarsi delle imprese culturali, come scuole private che potrebbero affiancarsi alle realtà pubbliche impegnate in questo settore con strumenti quali il credito agevolato o quelli già esistenti per l’internazionalizzazione. Per un salto di qualità della diffusione della lingua italiana all’estero è quindi necessario un cambio di mentalità che associ a tale settore la possibilità di fare profitto, così da coinvolgere – in tempi di ristrettezze economiche – le imprese private in tale attività, visto anche il crescere della classe media nei Paesi emergenti. Conferma la capacità di attrazione esercitata dalla lingua italiana anche il capo dell’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo, Daniel Ractliffe, che si definisce lui stesso un “esempio vivente di tale capacità di attrazione. Ho avuto modo di constatare l’interesse per l’italiano da parte di giovani provenienti da Paesi con un alto tasso di crescita economica, come la Cina, e questo dimostra – afferma Ractliffe – che possiamo aver fiducia nel futuro culturale di questo mondo globalizzato. Questo è anche un esempio del funzionamento della diplomazia culturale italiana; in un mondo che non è più eurocentrico, chi studia la lingua di Dante diventa ambasciatore di cultura e valori europei”. Dal Parlamento Europeo ha inviato un video messaggio Gianni Pittella, capogruppo dell’Alleanza progressista dei Socialisti e Democratici, che sottolinea come si debba investire sulla promozione della nostra lingua come volano dello sviluppo, intervenendo su criticità come le procedure burocratiche e sul sistema di certificazione dei docenti e dell’apprendimento. Ad illustrare l’attività dell’ASILS, nata nel 1991 e che riunisce oggi 42 scuole presenti in 10 regioni del territorio nazionale, la presidente Francesca Romana Memoli: gli studenti stranieri che hanno frequentato i corsi attivati dalle scuole dell’associazione sono stati nel 2013 24 mila, per un totale di 301 corsi della durata media di 4,5 settimane. Il fatturato raggiunge i 20,9 milioni di euro e arriva sino a 42 milioni di euro se consideriamo anche l’indotto che ruota intorno alla permanenza degli studenti stranieri in Italia (alloggi, visite e attività culturali etc). L’associazione tiene alla qualità dei servizi offerti e dei suoi insegnanti, qualificati e assunti per la maggior parte con un contratto nazionale. Negli ultimi anni è aumentato in particolare il personale che collabora nell’ambito web, in linea con la trasformazioni del comparto, che affianca alle lezioni frontali sempre più anche l’utilizzo dei social media. Un’analisi dell’Asils rileva come i primi Paesi di provenienza degli studenti dei corsi offerti siano Stati Uniti e Germania (che registrano tuttavia un calo rispetto al 2012), Russia, Svizzera (in aumento), Giappone, Regno Unito, Francia, Brasile e Paesi Bassi. Sono studenti, ma anche lavoratori (36%) e appartenenti a tutte le fasce d’età, anche più elevate rispetto a quella classica degli universitari. Sono soprattutto permanenze stagionali, che si concentrano nei mesi estivi anche se l’impegno è quello di destagionalizzare la permanenza. Richiamato anche l’investimento nel marketing: 2 milioni di euro nel 2013, una media di 58 mila euro a scuola, promozione cui Memoli auspica possano collaborare maggiormente le istituzioni in iniziative condivise. Il punto di forza segnalato dall’Aisls resta la capacità attrattiva costante che l’italiano esercita – il numero degli studenti e dei corsi non ha subito significative variazioni rispetto al 2012 – mentre le criticità sono la scarsa interazione con il pubblico, la mancanza di coinvolgimento nei tavoli di lavoro istituzionali in cui si affrontano i temi dell’insegnamento dell’italiano, l’esclusione dei soggetti privati nei progetti di insegnamento linguistico ministeriali. La presidente chiede inoltre un intervento normativo sul rilascio dei visti, che preveda tra le fattispecie per la loro concessione anche quella per lo studio della lingua italiana. Per il Ministero degli Affari esteri e la Cooperazione internazionale interviene Stefano Zanini, capo ufficio III della Direzione Generale del Sistema Paese, che segnala come si stia lavorando per la raccolta di dati più precisi sulla diffusione dell’italiano nel mondo, esigenza avanzata nel corso degli Stati generali. “Il ministero – afferma – aveva censito nel 2012 circa 550 mila studenti di italiano all’estero, ma erano quelli che risultavano partecipare solo alle iniziative in qualche modo collegate con il Maeci attraverso i contributi destinati a questo scopo. Il numero è stato poi progressivamente ampliato fino ad arrivare a 1 milione e 500 mila studenti”, continua Zanini, segnalando come resti però ancora molto lavoro da fare sui numeri, sia quantitativamente che qualitativamente. In particolare occorre un esame sulle motivazioni che spingono alla scelta dell’italiano come seconda lingua di studio, analisi che egli invita l’associazione a condividere, così come tiene a sottolineare sia aperto il lavoro messo in campo con il documento finale degli Stati generali. Altro fronte di lavoro da parte del Maeci è la certificazione della qualità di insegnamento ed insegnanti, tema su cui si sta riflettendo in collaborazione con le università. Ricorda le cifre legate al turismo in Italia Cristia- no Radaelli, commissario straordinario dell’Enit, che parla di una percentuale del nostro Pil riconducibile al settore del 9%, di 90 miliardi di euro di ricchezza generata e 2,6 milioni di posti di lavoro. La sollecitazione è anche in questo caso quella di fare di più, perché le “rendite di posizione non bastano. L’Italia potrebbe essere e tronare ad essere la prima meta turistica d’Europa, mentre non ha saputo cogliere l’aumento del flusso turistico mondiale e oggi è superata da Paesi come la Francia e la Spagn”, prosegue Radaelli. Per il commissario straordinario dell’Enit, dunque, “la bellezza non basta in un mercato altamente competitivo come quelle turistico; la presenza di stranieri in Italia per frequentare corsi di italiano potrebbe costituire una leva per lo stesso settore turistico, sino ad oggi poco utilizzata. (V.P.) Audizione del Comitato Promotore degli Stati Generali dell’Associazionismo È tornato a riunirsi alla Camera dei Deputati il Comitato Permanente sugli italiani nel mondo e la Promozione del Sistema Paese. Un’audizione informale nel corso della quale i deputati hanno incontrato i rappresentanti del Comitato Promotore degli Stati Generali dell’Associazionismo degli italiani nel mondo. “È stata un’audizione molto importante – ha spiegato il presidente del Comitato della Camera Fabio Porta - perché gli Stati Generali dell’Associazionismo degli italiani nel mondo rappresentano un’opportunità unica di riflessione sulla nuova presenza italiana all’estero non soltanto in termini di nuove mobilità, ma anche di un ripensamento generale del ruolo e della presenza degli italiani nel mondo attraverso il sistema delle associazioni e delle forme di rappresentanza che oggi comunque sono rimesse in discussione da novità di tipo non solo istituzionali, ma anche sociali ed economiche. Cambiamenti che hanno trasformato il nostro Paese, ma che hanno fatto diventare un’altra cosa anche l’Italia nel mondo, rispetto a quella che tanti di noi avevano conosciuto e per la quale abbiamo lavorato negli anni. Abbiamo quindi convocato questa audizione perché crediamo come Comitato di dover essere parte integrante di questo processo di cui i promotori degli Stati Generali si sono fatti carico”. Per quanto concerne gli argomenti trattatati nel corso dell’audizione Porta ha segnalato come si sia parlato in primo luogo del “forum che sarà organizzato probabilmente a giugno dal Comitato Promotore degli Stati Generali del quale fanno parte tutte 7 le più grandi e storiche organizzazioni della presenza italiana nel mondo. Durante l’incontro – ha aggiunto Porta - sono stati evidenziati alcuni temi come quello della rappresentanza e del riconoscimento formale dell’associazionismo e del terzo settore non solo in Italia, ma anche all’estero. Si è inoltre parlato della questione del volontariato, delle nuove mobilità e delle presenze italiane nel mondo che comunque diventano anche tematiche trasversali, una cartina di tornasole con cui rileggere il ruolo di chi opera in questo versante degli italiani all’estero”. Porta ha poi sottolineato quanto sia importante , anche per rimettere in carreggiata il lavoro svolto su queste materie in Parlamento, la capacità di riflessione e di mettersi in discussione di fronte ai cambiamenti espressa da queste storiche associazioni del mondo dell’emigrazione. “La questione – ha rilevato il presidente del Comitato – è quella del rinnovo dell’associazionismo alla luce dei cambiamenti dell’ultimo decennio, come ad esempio il nuovo sistema di rappresentanza degli italiani all’estero, una rinnovata ondata migratoria dall’Italia verso l’estero, una italianità sempre più fatta non tanto di cittadini, ma di oriundi, di amici dell’Italia e di italici. Si tratta quindi anche di rimettere in discussione certi parametri che sono superati e che a volte anche le nostre autorità e il nostro ministero degli Esteri fanno fatica a superare”. “Nel corso dell’incontro – ha aggiunto Porta – è inoltre emersa in maniera particolare la questione già accennata, a cui le associazioni tengono molto, del riconoscimento giuridico dell’associazionismo italiano nel mondo. Un problema che noi abbiamo più volte posto sia con una specifica proposta di legge, sia chiedendo al governo e al sottosegretario al Welfare Luigi Bobba, che segue la questione della riforma del terzo settore, che in questo ambito siano tenute presenti le specificità degli italiani nel mondo”. Porta ha anche segnalato come il Comitato nei prossimi mesi di lavoro intenda riprendere alcune questioni importanti e urgenti, come ad esempio quella dell’esenzione dall’Imu, su ci sono state presentate delle specifiche interrogazioni, e quella della stipula della convenzione fra i patronati e Maeci. “Riaffronteremo – ha infine aggiunto Porta - anche il tema dell’internazionalizzazione. Lo abbiamo già approfondito, ma adesso lo vorremmo affrontare con particolare riferimento all’appuntamento dell’Expo rispetto alle nostre comunità all’estero e alle collettività di affari italiane nel mondo”. (G.M.) LA RICETTA DELLA SETTIMANA Pasta ai Ricci di Mare Ingredienti: 400 gr spaghetti n.5 (quelli grossi); 2 kg ricci di mare vivi; olio extra-vergine d’oliva; aglio; peperoncino; prezzemolo fresco, sale. Esecuzione: In una padella, soffriggere nell’olio l’aglio schiacciato e un po’ di peperoncino. Per aprire i ricci afferrarli con la mano sinistra protetta da un panno e infilare la lama più appuntita di una forbice nell’opercolo alla base del riccio; tagliare il guscio tracciando un raggio nella parte piatta, quindi seguire la circonferenza. Eliminata la base, raccogliere il liquido filtrandolo in una ciotola e disporre in un’altra ciotola gli spicchi aranciati, tolti dai gusci con un cucchiaino. Quando gli spaghetti saranno bene al dente scolarli e passarli nella padella. Aggiungere la polpa di riccio e mantecate delicatamente per pochi secondi. Condire prima di presentare i piatti con un pizzico di prezzemolo appena tritato. 8 LONDRA SERA Alle origini del gusto Il cibo a Pompei e nell’Italia antica L’idea di una mostra ad Asti sull’alimentazione nel mondo antico si ispira alle linee guida dell’Expo 2015 di Milano, “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”, quando ricordano che “la qualità e la genuinità del cibo vanno di pari passo con la tradizione consolidata nelle attività di coltivazione e di allevamento dei popoli e delle comunità locali, frutto di esperienze millenarie sulle quali oggi si innestano forti innovazioni scientifiche e tecnologiche”. Oggi come in passato, il cibo è uno dei principali fattori che qualificano una civiltà, strettamente connesso alla sfera sociale e religiosa, concorre alla creazione del senso di appartenenza e a quella che definiamo identità culturale e da lì alla comunicazione interculturale. La mostra “Alle origini del gusto. Il Cibo a Pompei e nell’Italia antica”, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e Fondazione Palazzo Mazzetti, curata da Adele Campanelli e Alessandro Mandolesi, condurrà il visitatore in un viaggio alle origini del comportamento alimentare italiano in un contesto, Asti e il suo territorio, rino- mato per una produzione agro-alimentare che affonda le radici in un passato ricco di testimonianze locali. Partendo dall’invito a un banchetto di età romana in un itinerario a ritroso nel tempo, anche attraverso approfondimenti su alcuni significativi prodotti della terra (grano, olio, vino) si compone un quadro esaustivo delle abitudini alimentari e produttive dei maggiori popoli antichi che vissero in Italia. Un’impostazione innovativa e originale basata sull’incontro fra archeologia e tecnologia dove le ricostruzioni delle attività e delle consuetudini alimentari dei Romani focalizzeranno, di volta in volta, situazioni singolari relative alle altre importanti civiltà che si sono sviluppate sul territorio italiano: dai Greci agli Etruschi, fino agli Italici. Le conoscenze sulla produzione e sulla cucina romana, e in parte anche greca ed etrusca, sono vaste e basate su fonti di natura molteplice: letterarie, archeologiche, paleo-ambientali. I testi scritti in particolare sono numerosi: si cita a titolo esemplificativo il 9 LONDRA SERA FOTO DI COPERTINA: Taberna romana, Pompei NELLA STESSA PAGINA IN SENSO ANTI ORARIO: Banchetto a Pompei Vusuta alla domus romana di Via Varrone IN QUESTA PAGINA, DALL’ALTO IN SENSO ORARIO: Piatti da pesce dall’area di Paestum Pranzo nell’antica Roma Uva. Pittura parietale, 79 d.C. Pompei Thermopolium. Via di Diana. III sec.d.C., Ostia Ricostruzione di un ambiente domestico. Età nuragica ‘Coco’ con aglio Natura morta antica noto manuale di ricette pervenutoci sotto il nome di Apicio, o la cena di Trimalcione nel Satyricon di Petronio oppure la Edifagetica di Archestrato di Gela, una specie di prima guida gastronomica del mondo antico, ma l’elenco potrebbe continuare a lungo. Notevole anche il corpus delle informazioni fornite dall’archeologia, soprattutto la quantità di dati dall’area vesuviana: Pompei, Ercolano e Stabia centri seppelliti dall’eruzione del 79 d.C. restituiscono rappresentazioni figurate, ambienti completi di arredamenti, impronte di coltivazioni, reperti botanici, zoologici e anche veri cibi carbonizzati. Una sequenza di luoghi e di ambientazioni collegati al consumo, all’elaborazione e alla produzione degli alimenti, corrispondenti alle varie sezioni espositive con un taglio mirato ad illustrare sia la preparazione e la presentazione dei cibi sia le tecniche di coltivazione con la ricostruzione di un antico paesaggio agrario italiano. In occasione della mostra è possibile visitare la domus romana di Via Varrone della seconda metà del I secolo d.C., situata presso la porta urbica occidentale (Torre Rossa) dove terminava il decumano massimo (coincidente con l’odierno Corso Alfieri). Tra i resti della costruzione, riaperta al pubblico con un allestimento aggiornato, è di particolare interesse il tappeto a mosaico che decorava il pavimento della sala da pranzo (triclinium). Un inedito ciclo di conferenze, sarà dedicato ad alcuni aspetti dell’alimentazione nell’antichità e avrà da marzo, con cadenza mensile, fino a giugno. Più in particolare si parlerà, tra l’altro, di vino, olivocultura, produzione olearia, ma anche dell’alimentazione a Pompei grazie ai risultati degli studi su reperti organici e vegetali (come semi, frutti e pane, sopravvissuti all’eruzione del 79 d.C.), e del cibo consacrato alle divinità. La mostra ha ispirato l’estro di sei artisti contemporanei che hanno sposato con entusiasmo questa iniziativa che fin da subito ha avuto il sapore di una sfida; l’arte contemporanea incontra l’archeologia dandosi appuntamento in un luogo inusuale: il bookshop di Palazzo Mazzetti. Sensibilità, forza espressiva e grinta hanno preso così la forma delle creazioni di Roberto Amadè (cantautore e pittore), Simone Bordino (orafo), Gian Genta (scultore), Roberto Giannotti (designer e scultore), Paola Rattazzi (pittrice) e Sergio Unia (scultore). Dalla geniale penna dell’artista livornese Luca Vinciguerra (pittore e scultore) è nata invece l’originale mascotte ‘Coco’ che promette di diventare il simbolo di un ricco calendario di iniziative collaterali alla mostra (cene a tema presso i ristoranti convenzionati, laboratori di archeo-cucina, divertenti eventi rivolti ai bambini e alle famiglie e molto altro ancora) da condividere anche attraverso le reti sociali seguendo l’hashtag #originidelgusto e la pagina Facebook di Palazzo Mazzetti. La mostra, allestita fino al 5 luglio 2015, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e Fondazione Palazzo Mazzetti, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta e il Comune di Asti; si avvale del patrocinio della Regione Piemonte e della collaborazione di Civita per l’organizzazione e la comunicazione; il catalogo è edito da Marsilio. 10 LONDRA SERA 10 LONDRA SERA LONDRA SERA 11 12 LONDRA SERA FOTOGIORNALE Una petizione per la lingua italiana proposta dalla pubblicitaria ed esperta di comunicazione Annamaria Testa tramite il sito Change.org. è rivolta al governo italiano, alle amministrazioni pubbliche, ai media e alle imprese, cui viene chiesto di “parlare un po’ di più, per favore, in italiano”. Questa la petizione: La lingua italiana è la quarta più studiata al mondo. Oggi parole italiane portano con sé dappertutto la cucina, la musica, il design, la cultura e lo spirito del nostro paese. Invitano ad apprezzarlo, a conoscerlo meglio, a visitarlo. Le lingue cambiano e vivono anche di scambi con altre lingue. L’inglese ricalca molte parole italiane (“manager” viene dall’italiano maneggiare, “discount” da scontare) e ne usa molte così come sono, da studio a mortadella, da soprano a manifesto. La stessa cosa fa l’italiano: molte parole straniere, da computer a tram, da moquette a festival, da kitsch a strudel, non hanno corrispondenti altrettanto semplici, efficaci e diffusi. Privarci di queste parole per un malinteso desiderio di “purezza della lingua” non avrebbe molto senso. Ha invece senso che ci sforziamo di non sprecare il patrimonio di cultura, di storia, di bellezza, di idee e di parole che, nella nostra lingua, c’è già. Ovviamente, ciascuno è libero di usare tutte le parole che meglio crede, con l’unico limite del rispetto e della decenza. Tuttavia, e non per obbligo ma per consapevolezza, parlando italiano potremmo tutti interrogarci sulle parole che usiamo. A maggior ragione potrebbe farlo chi ha ruoli pubblici e responsabilità più grandi. Molti (spesso oscuri) termini inglesi che oggi inutilmente ricorrono nei discorsi della politica e nei messaggi dell’amministrazione pubblica, negli articoli e nei servizi giornalistici, nella comunicazione delle imprese hanno efficaci corrispondenti italiani. Perché non scegliere quelli? Perché, per esempio, dire “form” quando si può dire ‘modulo’, “jobs act” quando si può dire ‘legge sul lavoro’, “market share” quando si può dire ‘quota di mercato’? Chiediamo all’Accademia della Crusca di farsi, forte del nostro sostegno, portavoce e autorevole testimone di questa istanza presso il Governo, le amministrazioni pubbliche, i media, le imprese. E di farlo ricordando alcune ragioni per cui scegliere termini italiani che esistono e sono in uso è una scelta virtuosa. 1) Adoperare parole italiane aiuta a farsi capire da tutti. Rende i discorsi più chiari ed efficaci. È un fatto di trasparenza e di democrazia. 2) Per il buon uso della lingua, esempi autorevoli e buone pratiche quotidiane sono più efficaci di qualsiasi prescrizione. Made of “Dillo in italiano!” Italians 3) La nostra lingua è un valore. Studiata e amata nel mondo, è un potente strumento di promozione del nostro paese. 4) Essere bilingui è un vantaggio. Ma non significa infarcire di termini inglesi un discorso italiano, o viceversa. In un paese che parla poco le lingue straniere questa non è la soluzione, ma è parte del problema. 5) In itanglese è facile usare termini in modo goffo o scorretto, o a sproposito. O sbagliare nel pronunciarli. Chi parla come mangia parla meglio. 6) Da Dante a Galileo, da Leopardi a Fellini: la lingua italiana è la specifica forma in cui si articolano il nostro pensiero e la nostra creatività. 7) Se il nostro tessuto linguistico è robusto, tutelato e condiviso, quando serve può essere arricchito, e non lacerato, anche dall’inserzione di utili o evocativi termini non italiani. 8) L’italiano siamo tutti noi: gli italiani, forti della nostra identità, consapevoli delle nostre radici, aperti verso il mondo. (ER) at Expo 2015 È stato prorogato al 31 marzo il termine per inviare la propria Manifestazione d’interesse per fornitura di beni e servizi nell’ambito del programma “Made of Italians” di Expo Milano 2015. L’iniziativa si rivolge a tutti gli italiani residenti all’estero e a tutti i cittadini stranieri di origine italiana. Il programma vuole incoraggiare queste persone a cogliere l’occasione di Expo per tornare a visitare il proprio Paese di origine. A tutti i cittadini che aderiranno al programma, verranno riservate esclusive promozioni e offerte su un’ampia gamma di beni e servizi. La procedura attivata da Expo Milano spa è finalizzata alla ricezione di manifestazioni di interesse alla fornitura di beni e servizi per il programma “Made of Italians” a condizioni agevolate ed esclusive per il programma “Made of Italians” di Expo Milano 2015 e rientrare nelle categorie merceologiche specificate nel documento. Per beni e servizi si intende qualsiasi merceologia che potrebbe risultare d’interesse per il programma “Made of Italians”, limitatamente ai settori: servizi di viaggio, musei e mostre, ristorazione e divertimenti, shopping. Le regioni italiane, tra cui la Puglia, stanno contribuendo alla diffusione locale di questa selezione nazionale rivolta agli esercenti “con l’obiettivo di consentire ai tantissimi pugliesi e italiani nel mondo che quest’anno torneranno in Italia per visitare Expo, di poter raggiungere la regione e di trovare una fitta rete di alberghi, ristoranti, musei e negozi partner ufficiali di Expo Milano 2015, con sconti e vantaggi riservati esclusivamente ai possessori del Pass Made of Italians”. Le richieste di informazioni e le manifestazione di interesse dovranno pervenire all’indirizzo email: [email protected] . 13 LONDRA SERA FOTOGIORNALE Le città più pericolose per le donne Non c’è nessuna città italiana nella classifica stilata dall’International Women’s Travel Center sulle 16 città più pericolose per le donne che vede Bogotà al primo posto. Completano il triste podio Città del Messico e Lima. Al quarto posto New Delhi; a seguire Giacarta, Buenos Aires, Kuala Lumpur, Bangkok, Mosca, Manila, Parigi, Seoul, Londra, Pechino, Tokyo e New York. “Non è matematicamente sicuro che se una turista donna si reca in una città definita pericolosa, questa rischi effettivamente qualcosa ma si rischia stupri, violenze fisiche e psicologiche, percosse di ogni genere e grado - commenta Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, che ha rilanciato la notizia in Italia -. Soprattutto se tra le prime 16 riscontriamo anche rinomate città europee come Londra o Parigi, rappresentano una minaccia per le donne. Non sorprende certo che i primi posti siano occupati da città che devono fare i conti con il degrado socio-culturale del Paese. Ma a sorpresa saltano fuori anche città economicamente forti. Tra le prime 16 città della lista stilata, figurano infatti anche Londra, Parigi, Tokyo e New York. Sebbene in queste ultime, i rischi sono più correlati ai relativi sobborghi”. L’insonnia caratterizza inventori e politici Nikola Tesla, il padre dell’elettricità, dormiva due ore a notte, l’ex premier Silvio Berlusconi e l’Imperatore Napoleone Bonaparte dalle due alle quattro, Barack Obama sei ore, Margaret Thatcher meno di sei ore. Il patron di Microsoft Bill Gates se ne concede sette e Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, ben otto. Winston Churchill avrebbe avuto l’abitudine di riposare per quattro ore, ma con un pisolino durante il giorno di 90 minuti. Geniali inventori come Thomas Edison appena 4-5 ore e Alexander Bell oscillava da 4 a 6. Sono alcuni dei nomi di scienziati, politici, personalità del mondo della tecnologia, della finanza e dei media, il cui sonno è protagonista della ricerca condotta dalla National Sleep Foundation e pubblicata sul ‘Daily Mail’. Nonostante gli esempi di Berlusconi, Thatcher e Obama, i politici sono la categoria tra quelle esaminate dalla ricerca che più spesso si concede anche 9 ore a notte. Gli esperti raccomandano, alle persone tra i 18 e 65 anni, dalle sette alle nove ore di sonno a notte per mantenere un benessere generale. Leonardo da Vinci era solito dormire 20-40 minuti ogni quattro ore. Un modello che, seppur vincente nel caso del grande inventore italiano, secondo gli ultimi studi - che hanno analizzato i rischi per la salute legati alla qualità e quantità del sonno può provocare alcuni problemi. I ricercatori della Tel Aviv University hanno scoperto che usare il metodo del sonno interrotto equivale a non più di quattro ore consecutive di riposo. Gli esperti hanno più volte sottolineato che una buona qualità del sonno aiuta ad abbassare alcuni fattori rischio per la salute come il sovrappeso, la pressione alta sanguigna, il colesterolo e il diabete di tipo 2. 14 LONDRA SERA LONDRA SERA 15 16 LONDRA SERA
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